ROMA – Dalla riforma al “caos istituzionale”. Se dovesse saltare il progetto di riordino delle province si creerebbero le condizioni per un periodo di incertezza nella gestione e nell’esercizio di funzioni e servizi essenziali.
Il campanello d’allarme è stato lanciato proprio in queste ore dal governo dopo l’annuncio delle dimissioni del presidente del consiglio Mario Monti. La paralisi parlamentare che si aprirà nei prossimi giorni e fino alla data delle elezioni anticipate infatti potrebbe travolgere la riforma delle province, in discussione proprio in queste ore in Senato.
Senza la conversione in legge del decreto varato dall’esecutivo, secondo uno studio del Dipartimento delle Riforme del Ministero della Funzione Pubblica, si farebbe passo indietro al famoso “Decreto Salva Italia”, tra i primi atti dell’era Monti.
Dal punto di vista territoriali le province non sarebbero più accorpate, ma il problema si presenterebbe in quelle che dovranno essere le loro competenze. Si creerebbe insomma una situazione per cui alcuni servizi dovrebbero tornare in capo alle regioni con evidenti problemi di costo e di organizzazione.
Una “querelle” tecnico-giuridica che provocherebbe però una serie di effetti a cascata sulla vita di tutti i giorni e a farne le spese sarebbero quindi i cittadini. I settori a rischio sono infatti la scuola, le province gestiscono la manutenzione degli edifici degli istituti superiori, le strade, la gestione dei rifiuti.