di Daniele Reali
GROSSETO – Che fine faranno le province? È una domanda che ancora per un po’ di tempo non troverà una risposta certa. Per il momento l’unica certezza è che la riforma sul riordino che prevede una sostanziale riduzione (da 86 a 50 nelle regioni a statuto ordinario) attraverso l’accorpamento di due o più province, dovrà, essendo un decreto, essere convertita in legge. Ad occuparsi del futuro delle province italiane infatti dopo la decisione del governo tecnico, sarà il Parlamento. La politica si sa che spesso cerca di mediare e di trovare il “compromesso” giusto e a pochi mesi dalle elezioni del 2013 le due camere potrebbero anche far decadere il decreto che, come prevede la normativa, deve essere convertito in legge entro 60 giorni.
Per ora, come detto, anche questa non è una certezza, ma gli indizi, per una “morte prematura” della riforma ci sono tutti. Tra questi la presentazione in commissione Affari Costituzionali del Senato di 700 emendamenti per chiedere la modifica del decreto tra chi chiede di posticipare gli effetti del riordino almeno fino alla scadenza naturale degli organi eletti (vedi consigli provinciali e presidenti, a Grosseto per esempio il mandato finirebbe nella primavera del 2014, ndr), e chi invece propone una città piuttosto che un’altra come capoluogo delle nuove province. Una bagarre intricata che potrebbe intralciare i lavori parlamentari fino anche allo stravolgimento della riforma o ad una sua bocciatura definitiva. Secondo indizio, da non sottovalutare, forse anche più importante del precedente, è l’appuntamento elettorale della prossima primavera. Come detto sarà difficile che i parlamentari, e in questo caso gli schieramenti c’entrano poco, prendano decisioni che contrastano i loro territori di riferimento a distanza ravvicinata dal giudizio “supremo” dei cittadini.
Due indizi che non fanno una prova, ma che ci aiutano a capire meglio il dietrofornt della Regione Toscana che proprio in questi giorni aveva convocato un confronto, poi rinviato, con i sindacati sulla riorganizzazione del personale delle Province.
«La situazione – si legge in una nota della regione – si è complicata nel succedersi dei decreti e nel passaggio parlamentare: da sciogliere, tra le altre questioni, anche il nodo delle funzioni della città metropolitana, che a differenza di quelle delle Province potrebbero essere bloccate».
Un caos che potrebbe protrarsi ancora per qualche tempo: il voto sulla riforma è atteso in aula per la prossima settimana, poi però il provvedimento andrà alla Camera e il Natale, a quel punto, sarà alle porte. Tutto dovrebbe essere rimandato allora a gennaio, davvero troppo vicino al prossimo appuntamento con le urne.