di Lorenzo Falconi
GROSSETO – Una lettera aperta consegnata al presidente della Regione Toscana Enrico Rossi, all’assessore regionale Gianfranco Simoncini, al presidente della Provincia Leonardo Marras e al sindaco di Grosseto Emilio Bonifazi, oltre ai segretari provinciali delle organizzazioni sindacali Cgil, Cisl e Uil. Ne hanno per tutti le dipendenti Mabro, esasperate dalla continua incertezza per il futuro. Circa 80 le firme apposte sulla lettera, ma non è escluso che altre lavoratrici si uniscano alla presa di posizione. «L’esperienza maturata – scrivono nella lettera – ci permette di prevedere cosa accadrà nei prossimi mesi. Il lavoro mancherà sempre di più, le retribuzioni non verranno pagate, il concordato con Royal Tuscany chiederà gli 800mila euro. Tra gennaio e marzo verrà chiesto il fallimento e della grande Mabro resterà una piccola azienda con qualche decina di dipendenti, un piccolo laboratorio, perché tutto il lavoro verrà portato fuori Grosseto».
Una visione oltremodo pessimistica che secondo le lavoratrici trova riscontro nell’incapacità di gestione da parte della proprietà: «L’aziendina vivrà forse un altro anno, perché Barontini non ha e non avrà le necessarie competenze, capacità e risorse. Anche questa volta si leveranno le grida di sdegno da parte delle organizzazioni sindacali e delle istituzioni – scrivono ancora le dipendenti -, dimenticando di non aver agito quando era il momento. Molti ci accuseranno di essere la prima causa di chiusura per il nostro comportamento ritenuto irresponsabile, scordando che è proprio grazie a questo che esistono ancora 234 posti di lavoro».
Le lavoratrici Mabro danno una lettura dei fatti, come «la straordinaria capacità di non acquisire commesse di lavoro, nonostante le continue dichiarazioni su nuovi clienti e rivoluzionari brevetti, l’assordante silenzio del presidente Enrico Rossi, sparito di scena dopo l’impegno di una visita da effettuare prima di agosto. E ancora l’occultamento della proprietà dietro le fiduciarie e la mancata chiarezza, alla quale è sempre stato preferito il silenzio».
«L’ultimo incontro in Regione è stato una commedia – puntualizzano con rabbia le lavoratrici Mabro -, l’assessore Simoncini afferma di non sapere chi si nasconde dietro le fiduciarie perché la trattativa fu gestita da Fiditoscana, Barontini che pur avendo fatto capire più volte in passato di non essere il proprietario, sostiene che le vicende dell’azienda sono affari di famiglia, altri rappresentanti che, presenti all’incontro, hanno ancora una volta taciuto come se la cosa non li riguardasse».
Una lettera dai toni amari quindi che al contrario di quanto si possa pensare però, non cela i toni della rassegnazione: «se consideriamo i fatti, un solo scenario ci pare possibile. Sapete bene chi si nasconde dietro le fiduciarie e state tutti aspettando la chiusura del concordato di Royal Tuscany per dare il via all’ultima fase, quella descritta all’inizio della lettera. Sappiate comunque che dopo anni di lotte e sacrifici, non siamo disposte a perdere così il nostro lavoro e faremo di tutto per inchiodare ognuno alle proprie responsabilità. Non vi fate ingannare dal nostro tono ancora pacato, sotto cova forte la rabbia per essere state prese in giro».
La lettera poi, si conclude con le parole tratte da un testo del cantautore Fabrizio De André: “verremo ancora alle vostre porte e grideremo ancora più forte, per quanto voi vi crediate assolti, siete per sempre coinvolti”.