GROSSETO – Non diamo la colpa alle piogge se il palazzo della Chelliana dovesse crollare. Roberto Aureli interviene sui lavori mai conclusi nell’ottocentesco palazzo Mensini in via Mazzini, sede negli anni del liceo Classico e della Biblioteca Chelliana e da tempo chiusa per ristrutturazione. «Risale ad almeno sette anni fa una mia segnalazione all’ufficio lavori pubblici del comune di Grosseto circa la necessità di intervenire sulle strutture lignee delle capriate e del solaio di copertura della storica sede della Chelliana di Via Mazzini – edificio vincolato dal Ministero dei Beni Culturali – perché esposte alla pioggia. Risale ai mesi scorsi, dopo le scosse sismiche in Emilia Romagna, un mio articolo dove denunciavo la pericolosa mancata messa in sicurezza antisismica dell’edificio così come previsto dal definitivo progetto di Restauro approvato addirittura dal massimo ente certificatore internazionale RINA Industry. Come risalgono agli anni passati le mie denunce sullo stato di degrado di tutta la nuova parte impiantistica, mai usata, costata oltre 700 mila euro.»
«Se la storica centenaria Chelliana dovesse soccombere perché privata dei necessari interventi ciò sarà senz’altro attribuibile a chi ha voluto, inspiegabilmente, il blocco dei lavori di restauro che andavano avanti da oltre dieci anni e che attendevano l’ultimo decisivo stralcio per essere conclusi. Ricordo solo – continua aureli -, come dichiarazioni registrate sugli organi di stampa di alcuni anni fa, che per giustificare l’interruzione dei lavori il sindaco Bonifazi affermò prima che lo spazio era insufficiente e poi che tale decisione nasceva da una “scelta politica”. Anche l’ex assessore alla Cultura Matergi rincarò la dose affermando che i libri pesano e che l’edificio non poteva sostenere il peso di una biblioteca. L’ex direttore della Chelliana Fusi dichiarò che sarebbe stato meglio fare una nuova biblioteca – casomai in un prefabbricato (sic) – alla cittadella dello studente di via dei Barberi trovando anche il conforto del presidente della Provincia Marras.»
Aureli ricorda poi che Bonifazi aveva «conferito incarichi di progettazione per 200 mila euro e speso oltre un milione per i lavoro iniziali» e conclude ricordando che la nuova sede, alla cittadella, si trova in una zona a rischio idraulico.