GROSSETO – Dopo il «disastro» dell’alluvione arriva da Legambiente l’allarme sulle aree a rischio idraulico. “Il disastro che è avvenuto in Maremma in queste ore – afferma Angelo Gentili, della segreteria nazionale di Legambiente – dimostra in modo chiaro ed inequivocabile l’importanza di un’accurata e puntuale opera di prevenzione, mitigazione del rischio idraulico, manutenzione ordinaria al fine di evitare conseguenze così gravi per le popolazioni residenti e per i territori. Un dato inconfutabile è senza dubbio quello legato alla quantità eccezionale di pioggia che si è abbattuta sulla Maremma, dai 300 ai 400 mm di pioggia a secondo delle zone, quando in un anno si arriva mediamente a 800 mm; in questi casi porre freno alla furia delle acque è davvero molto difficile e complesso anche in un’area come quella maremmana poco antropizzata e con vaste aree di territorio aperto dove i fiumi, i torrenti e le acque superficiali possono defluire ed espandere i letti dei corsi d’acqua”.
“Occorre allo stesso tempo pensare da subito – continua Gentili – a una politica che eviti di costruire, come purtroppo troppo spesso si è fatto, in aree a forte rischio idraulico, ma la necessità più forte è quella di trasferire da subito risorse economiche agli enti locali, allentare il patto di stabilità e consentire l’utilizzo delle risorse necessarie per la più grande opera pubblica che possiamo realizzare che è rappresentata proprio da una corretta gestione e manutenzione del territorio. La Maremma non ha retto alla furia delle acque con danni spropositati e incalcolabili che rischiano di mettere in ginocchio un’intera economia basata sull’attività turistica e agricola di qualità e su un reticolo di imprese di grande eccellenza che sono stati gravemente danneggiati da questo evento eccezionale che ha colpito senza risparmiare nessuno l’intero territorio”.
“Ora bisogna passare dalle parole ai fatti, la macchina dell’emergenza è già in azione e sta cercando di tamponare i danni tramite l’intervento delle istituzioni locali, della Protezione civile, del volontariato e degli angeli del fango, ma non basta, bisogna ragionare in termini di strategia per oggi e per il nostro futuro: la via della prevenzione è l’unica da seguire, occorre una pianificazione degli interventi per la manutenzione ordinaria e straordinaria, per la cura e la gestione degli ecosistemi fluviali per il monitoraggio attento e scrupoloso del rischio idraulico per la messa in sicurezza delle aree a rischio idrogeologico anche in deroga agli obblighi relativi al patto di stabilità, senza tralasciare l’obbligo sacrosanto di non costruzione e delocalizzazione degli edifici da aree ad alta pericolosità».
«Occorre dichiarare lo stato di calamità per la Maremma e istituire, tramite una legge speciale, un percorso chiaro che individui obiettivi, priorità e strumenti destinando a questo percorso senza esitazione ingenti risorse economiche. E non ci vengano a dire che i soldi non ci sono per la prevenzione, perché prevenire in questo caso è cento volte più economico che intervenire dopo i disastri per riparare alla meno peggio i guasti e i danni avvenuti. Occorre avere la responsabilità e il coraggio per spostare risorse economiche da spese militari o opere pubbliche inutili e spesso dannose verso la priorità rappresentata da una strategia chiara e puntuale di prevenzione, altrimenti saremo sempre pronti a piangere i nostri morti e gli ingenti danni senza aver fatto nulla di concreto per prevenire davvero».