GROSSETO – «Oggi sulla mia pelle ho provato cosa può aver vissuto un terremotato, impotenza, frustrazione, delirio, panico, angoscia, paura, rabbia, tanta rabbia, e non è ancora finita, animali in fuga da porre in salvo, stoccaggi distrutti, sementi da buttare, danni incalcolabili ai terreni, infrastrutture in pericolo.» A parlare è il presidente di Confagricoltura Grosseto, Antonfrancesco Vivarelli Colonna, colpito pesantemente da questa alluvione in Maremma che lui stesso ha definito peggiore di quella del 1966. Già dalla prime ore della mattina il presidente ha prestato aiuto alle decine di agricoltori che, proprio nella zona dove egli vive, hanno riportato danni notevoli. «Mi sento di ringraziare subito i soccorsi che sono celermente intervenuti per mettere in sicurezza le persone alluvionate, mentre purtroppo per decine di animali non è stato possibile far altrettanto.» Ingenti i danni che secondo le stime di Confagricoltura avrebbero interessato gli imprenditori agricoli.
«Cantine, case e serre allagate, oliveti sommersi, lo stoccaggio della fienagione e le sementi andate completamente distrutte in molte aziende – prosegue Vivarelli – come pure le pagliaie e i fienili portati via dalle acque. Ma senza dubbio il danno indiretto più ingente è quello che l’agricoltore pagherà dopo il ritiro delle acque. Come rimarranno i terreni dopo una tale massa d’acqua? – si chiede – Tutte le lavorazioni estive per la sicurezza dei campi sono da rifare a causa delle frane e degli smottamenti subiti dai terreni. Ma il costo a cui non si potrà rimediare è quello legato alla costipazione del terreno perché tutte le colture che verranno, sia vernine che primaverili ne risentiranno pesantemente.» Ed ecco allora la proposta e l’appello alle istituzioni. «Nell’immediato – conclude – chiediamo lo stato di calamità naturale oltre alla verifica della possibilità tecnica di venire incontro agli agricoltori danneggiati dall’evento calamitoso, proprio come accaduto per le zone terremotate, prevedendo lo slittamento dell’accatastamento dei fabbricati rurali e del saldo Imu. Un piccolo aiuto per chi dopo la siccità rischia di perdere il proprio sostentamento.»
Parla invece della necessità di una corretta manutenzione ordinaria Monica Coletta, presidente della Federazione toscana dei Dottori Agronomi e dei Dottori Forestali. «Per una manutenzione periodica della rete scolante e della vegetazione ripariale i costi sono di 850 euro a ettaro – afferma Coletta –, mentre per una manutenzione straordinaria i costi sono notevolmente maggiori, 7-9mila euro a ettaro con un rischio di peggioramento della qualità ambientale e paesaggistica. E’ ora di dire basta con la conta dei danni e cominciare seriamente a lavorare per la prevenzione di simili disastri»