di Barbara Farnetani
GROSSETO – Bisogna prendere i soldi lì dove sono. È questa la ricetta, o almeno una delle ricette, di Alessandro Profumo (nella foto a destra), presidente del Monte dei Paschi di Siena, per combattere la crisi, oltre alla scelta di abbattere la burocrazia e favorire la crescita, anche demografica. Questa una parte di quanto discusso oggi durante il terzo incontro organizzato dalla provincia di Grosseto dal titolo “In che Stato siamo?”, moderato dal direttore de Il Giunco.net Daniele Reali. «Le famiglie italiane hanno un patrimonio complessivo di circa 8.400 miliardi, il 10% ne detiene la metà – ha detto Profumo – Se chiediamo un contributo a questo gruppo di persone, di cui faccio parte, non è che smettono di consumare. È difficile esigere queste somme, è vero, ma quando si è in stato di emergenza bisogna comportarsi di conseguenza.» Insomma l’idea di Profumo è quella di una vera patrimoniale, tassando chi ha di più. «La crescita – ha affermato ancora – non avviene per atto divino, ma perché tutti facciamo qualcosa di diverso. Siamo in un’area del mondo che sta invecchiando paurosamente, chiudere le frontiere agli stranieri non è conveniente, l’altra alternativa è tornare ad un livello di natalità che non abbiamo più ma per fare questo servono vere politiche per la famiglia che, come sanno bene in Francia, sono però costosissime. Quella demografica, dunque, non è una soluzione a breve termine. Anche il debito pubblico non può più essere una leva per finanziare la crescita. Servono grossi interventi sui sistemi burocratici perché l’economia torni a girare. Qualcuno dice che non si possono vendere le partecipazioni statali – ha continuato Profumo –ma quando una famiglia sta per fallire vende l’argenteria, l’importante è mangiare, anche con le posate d’acciaio.»
«Questo non è il primo momento di difficoltà che vive la nostra provincia – ha ricordato il presidente della provincia Leonardo Marras (nella foto sotto con Lamioni, Profumo e Daniele Reali) – abbiamo vissuto momenti anche più difficili nei primi anni ’90. La crisi mineraria con un tasso di disoccupazione al 15%, una situazione che sembrava senza prospettive rispetto ad un periodo in cui la fase estrattiva era dominante. Oggi le cause sono esterne a noi, riguardano un contesto globale. La situazione è difficile ovunque. Anche da noi le conseguenze iniziano ad essere importanti, siamo entrati in crisi dopo il resto d’Italia ma ci sono, per quanto posticipati, evidenti segni di difficoltà per le famiglie e i lavoratori. Si è giocato sulla cassa integrazione rimedi tampone che stanno andando a finire»
Giovanni Lamioni, presidente della Camera di Commercio, è invece convinto che questo sia il periodo peggiore per la nostra provincia dal dopoguerra ad oggi. «Abbiamo già vissuto momenti di crisi, ma sempre collegati ad un nuovo modello economico, oggi tutti i comparti sono coinvolti. Da noi la crisi è arrivata più tardi ma poi saranno maggiori le difficoltà a riagganciare la ripresa. Erano necessari interventi strutturali straordinari, e invece con l’Imu non ci si è limitati a raschiare il barile ma si è sfondato perché la bassa capacità di spesa della gente è stata annullata. Che tipo di paese ci aspettiamo? – ha continuato Lamioni – un paese in cui ci siano processi semplici, certezza della giustizia, nel sistema fiscale. È vero che in questi anni il sistema bancario ha supportato le imprese, ma è altrettanto vero che le imprese hanno supportato il sistema bancario.» Lamioni è convinto che la Meremma supererà la crisi «questa è una terra a più vocazioni, non abbiamo un unico distretto: c’è l’agricoltura, il turismo, le imprese commerciali, l’artigianato; un territorio dinamico che non si rassegna e che ce l’ha sempre fatta da solo»
«È fondamentale che le aree in cui operiamo crescano – ha sottolineato Profumo – qui noi vogliamo focalizzarci sulla Piccola e media impresa, capire quando le imprese hanno un valore sociale, grazie al know how, grazie al marchio, grazie all’esperienza, elementi che fanno si che, anche nelle difficoltà, si possa superare la crisi e sono queste le aziende che vanno accompagnate e sostenute, ma bisogna anche prendere atto che ci sono imprese che non possono farcela, è inutile mettere soldi buoni su cattive basi, perché questo mangerebbe la nostra capacità di finanziare le imprese che hanno più possibilità di farcela. Ma bisogna anche incoraggiare le piccole imprese a crescere. Dobbiamo decidere in quale paese vogliamo vivere e questa risposta ce la deve dare la politica visto che stiamo andando verso le elezioni. Chi vuole il mio voto deve sapermi dire cosa vuole fare in Europa.» E alla richiesta di maggior credito da parte delle aziende Profumo risponde che «la banca è una impresa» e come tale fa degli investimenti.
«In questo paese – ha ricordato Lamioni – il 95% delle imprese ha meno di 15 dipendenti e la media è di quattro, due in provincia di Grosseto. Le battaglie si fanno coi soldatini che ci s’hanno. La scelta dimensionale nasce, cresce e muore in un processo di capacità dell’imprenditore e non può essere incoraggiata dal legislatore perché è un sistema che non funziona. Bisogna trovare sistemi per rendere comunque queste piccole aziende competitive nel mercato globale. Anche perché la dimensione non sempre incide sui risultati. Il nostro è comunque il primo paese manifatturiero del mondo. Le banche sono imprese, noi chiediamo che ci accompagnino prendendosi i rischi di impresa connessi alla loro attività»
Sul governo tecnico e i tagli effettuati Marras ha una opinione precisa «si tratta di un governo tecnico ma non apolitico – ha sottolineato – ci sono tre o quattro interventi da cui questo emerge chiaramente; per quanto riguarda l’arretramento della spesa pubblica, ad esempio, sono stati chiesti contributi agli enti locali ma non ci sono stati tagli ai ministeri. Questo accentramento in favore dello Stato lo trovo in controtendenza con la vocazione europea. In realtà la spesa pubblica in Italia costa forse meno che in altri paesi europei quella che paghiamo è la spesa per gli interessi. Dalla politica non mi aspetto che distribuisca fondi che non ha, ma che ridisegni un nuovo modello di stato e di società.»
Alla domanda su cosa cambierà per il Monte dei Paschi dall’unificazione delle province di Siena e Grosseto Profumo ha poi risposto «abbiamo sempre gestito questo territorio come una entità unica.»