di Lorenzo Falconi
GROSSETO – Personale che ha scelto di scioperare, personale che ha scelto di dare fiducia all’azienda. Fino a ieri, nella vicenda Mabro, era netta la spaccatura tra i lavoratori. In poche parole, c’era chi stava dentro e chi stava fuori. Adesso l’orizzonte potrebbe cambiare nuovamente, perché dentro o fuori, i problemi sono sempre gli stessi. I dipendenti lamentano i mancati pagamenti di alcune mensilità. Se a settembre il disappunto riguardava gli stipendi arretrati di luglio e agosto, a ottobre il problema è solo traslato, ma per il resto presenta le stesse dinamiche. Ecco allora che anche il personale assunto regolarmente in servizio, ha lanciato l’ultimatum all’azienda: entro venerdì 26 ottobre dovranno essere saldate integralmente le mensilità mancanti di agosto e settembre. Se questo non accadrà, anche loro incroceranno le braccia al pari delle altre colleghe e scatterà il regime di cassa integrazione. Una presa di posizione forte da parte di chi, fino a questo momento, ha appoggiato le scelte della proprietà.
Due sistemi diversi, in pratica, di difendere il posto di lavoro, tra chi ha deciso di scioperare e chi ha continuato a lavorare malgrado non arrivassero soldi a fine mese. Scelte che in ogni caso denotano esasperazione per una vicenda che si protrae da molto tempo, senza spiragli risolutivi. Scelte diverse che adesso potrebbero riallinearsi sotto il segno della stessa necessità: quella di un lavoro giustamente retribuito. Quasi impossibile pensare che la proprietà riesca a mantenere l’impegno per venerdì prossimo, anche se un piccolo acconto sarebbe già stato versato nella giornata di oggi. Una goccia in mezzo al mare, per una cifra che si aggirerebbe intorno alle 130 euro. “La paghetta dei genitori”, così è stata ribattezzata in maniera sarcastica da chi aspetta ben altra retribuzione, ma che a qualcuno serve comunque per tirare avanti tra mille difficoltà.