di Daniele Reali
GROSSETO – Nessuna deroga sarà accetta dal governo. È questa una delle ultime notizie che arrivano sul fronte della riforma delle province e della spending review. Ma tra le novità dell’ultima ora l’esecutivo ha dato un’accelerata importante per portare a compimento il progetto di riordino e accorpamento delle province. Dal giugno del 2013 tutte le province italiane, sia quelle che dovranno essere accorpate sia quelle che rimarranno in vita con i vecchi confini, saranno affidate ad un commissario che dovrà traghettare il nuovo ente verso il regime previsto dalla riforma. Un dettaglio non da poco che pone fine alla vita delle vecchie province prima della scadenza naturale dei mandati ricevuti dai presidenti in carica. Anche per la provincia di Grosseto infatti la legislatura finirebbe in anticipo rispetto alla scadenza naturale della primavera del 2014.
Il ministro Filippo Patroni Griffi proprio in questi giorni ha annunciato che le tante proposte di deroga ai criteri fissati dal decreto dello scorso luglio (350 mila abitanti e 2.500 chilometri quadrati di superficie, ndr) saranno respinte e la legge dovrà essere applicata così come è stata pensata dal governo Monti. Con questa riforma le province delle regioni a statuto ordinario dovrebbero passare da 86 a 50: a queste poi si aggiungerebbero altre 10 province in meno per le cinque regioni a statuto ordinario.
L’esecutivo fisserà dunque nel primo consiglio dei ministri del mese di novembre la “mappa” delle nuove province italiane, ma secondo quelle che sono le anticipazioni e l’orientamento espresso fino a questo momento per la Toscana la situazione sarebbe già definita e molto complicata per la nostra regione. L’ipotesi che prende corpo in queste ore è quella di quattro province più la città metropolitana di Firenze: Grosseto, Siena e Arezzo; Pisa e Livorno; Lucca, Massa Carrara, Pistoia e Prato; Firenze che sarebbe l’unica provincia che manterrebbe i vecchi confini.
Questa la mappa della nuova Toscana, che IlGiunco.net aveva già pubblicato come una delle ipotesi plausibili proposte dal governo. Tutto questo almeno secondo le indiscrezioni riportate sul Corriere della Sera e in attesa del 6 novembre quando la Corte Costituzionale si pronuncerà sulla riforma giudicando la sua aderenza o meno alla Costituzione.