GROSSETO – La vecchia sede della Camera di commercio potrebbe essere il fulcro del nuovo Centro commerciale diffuso cittadino. È questa l’idea dell’architetto Roberto Aureli da contrapporre alla logica dei centri commerciali periferici. «Abbiamo letto di recente le discussioni e le proposte sul possibile ridimensionamento e sulle opere di mitigazione del nuovo centro Ipercoop previsto al Commendone – afferma Aureli -. Se la COOP siamo noi, come recita in maniera accattivante la pubblicità, credo che nessun grossetano, consapevole della miriade di fondi in vendita e sfitti e capace di muoversi con acquisti online, senta oggi la mancanza di un nuovo anonimo centro commerciale. La sociologia urbana, che da decenni sta studiando questi ipertrofici centri tipici del nordamerica, già li definisce “non luoghi” per eccellenza, soprattutto se calati in quelle realtà territoriali del microcosmo toscano ed italiano sedimentate nei secoli.»
«A rigor di logica – prosegue Aureli – la soluzione migliore sarà senz’altro quella di rimandare sine die l’intervento. Questo non significa negare le normali attività di espansione di crescita del colosso cooperativo. Anzi le decine e decine di milioni previste per cementificare nuovo territorio che probabilmente verranno gestiti da imprese forestiere, consumando ambiente e qualità locali, potranno andare nel rilevare i numerosi negozi-fondi liberi del centro storico e dintorni apportando linfa vitale alle locali imprese di restauro e immettendo immediata liquidità nel sistema economico cittadino.»
«La vecchia sede della Camera di commercio – ipotizza Aureli – facilmente riadattata con una moderna veste architettonica da palazzo di cristallo, potrebbe diventare la capofila del nuovo Centro commerciale diffuso che, in sinergia con le varie attività più periferiche, contraddistinte dallo stesso marchio, insieme alle attività delle storiche presenze del Centro commerciale naturale potranno svolgere quell’azione di recupero del patrimonio edilizio esistente che è cardine di tutte le più moderne teorie urbanistiche. Ci saranno anche spazi adeguati ed un settore per i prodotti artigianali locali (dal vino ed i prodotti agricoli alle manifatture) alfine di incentivare e non disperdere consolidate conoscenze.»
«In sintesi due piccioni con una fava – sottolinea Roberto Aureli –: evitare il degrado dei negozi e delle attività di vicinato che, soggette a spietata concorrenza, saranno sempre più abbandonate e rischiano di sparire, congiunta alla tematica della fondamentale salvaguardia del patrimonio storico e del territorio. Quante attività tipiche, caffè e negozi abbiamo banalmente perduto anche a Grosseto insieme a pezzi della nostra identità! In centro storico non c’è più un macellaio od un pasticciere. Se alzassimo lo sguardo oltre la nostra provinciale siepe vedremmo che già in alcune regioni più evolute si stanno organizzando, alla stregua degli alberghi, questi nuovi centri commerciali diffusi. Così – conclude Aureli – avremmo un motivo in più per dire anche a Grosseto che la “Coop siamo noi”!»