di Barbara Farnetani
GROSSETO – Meno 25,4% di investimenti nel settore costruzioni, oltre un quarto negli ultimi cinque anni. È desolante il quadro del settore edile tratteggiato dall’Ance durante la propria assemblea generale, soprattutto se confrontato con la precedente crisi, quella degli anni ’90, quando la ripresa del settore fu sostenuta da un forte impulso agli investimenti in edilizia residenziale favorita dal basso costo del denaro.
«Adesso – afferma il presidente Ance Andrea Brizzi (nella foto al centro tra il direttore Mauro Carri e i vertici di Ance Toscana Carlo Lancia e Alberto Ricci) – le prospettive di ripresa in tempi brevi sono molto diverse, anche se osservatori economici parlano di una tendenza d’invesione dall’ultimo trimestre del 2013 verso il 2014.» Nel secondo trimestre del 2012 secondo dati Istat il Pil è diminuito del 2,6% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
A questa situazione già difficile si aggiunge la tenaglia del patto di stabilità che sta ingessando le pubblcihe amministrazioni rendendole di fatto insolventi loro malgrado con ritardi, che costituiscono il 60% dei crediti delle imprese, di oltre sette mesi e sino ad un anno e mezzo.
«Da un’analisi rapida dei nostri associati – continua Brizzi – si conferma un peggioramento del mercato immmobiliare sin dai primi mesi dell’anno in corso, la riduzione delle compravendite si avvicina al 18% su base annua, con mercato ancora sufficiente per gli immobili di pregio e l’edilizia sociale. Secondo la nostra analisi – sottolinea Brizzi – i fattori chde ostacolano la ripresa del settore sono la situazione economica generale, la stretta creditizia, e la crescita dei tassi d’interesse»
Per quanto riguarda il settore dei lavori pubblici, «gli investimenti infrastrutturali oltre ad avere un effetto anticongiunturale – ricorda il presidente dell’Ance -, producono crescita economica, sostengono il sistema produttivo e miglioreano la qualità delal vita di una comunità. Ma la competitività di un territorio non dipende solo dalle reti di trasporto, ma anche da tante piccole e medie opere a servizio delle aree urbane.»
E invece ricorda Brizzi come a questo settore siano destinate modeste risorase con tagli sempre più significativi, con una contrazione rispetto al 2008 che ha toccato il 44%. E in questo la regione può svolgere «un ruolo centrale – afferma Brizzi nella sua relazione -, infatti il 78% delle risorse destinate ad infrastrutture sono gestite proprio a livello regionale con un 30% di pagamenti effettuati, un 37% di fondi impegnati e il restante 33% di fondi ancora da impegnare»
Per quanto riguarda l’occupazione, le Casse Edili hanno registrato un meno 14,3% di ore lavorato rispetto allo scorso anno, mentre l’Istat parla di un meno 5,1% del livello di occupazione, il più elevato tra tutti i settori economici. Nel primo trimestre 2012 rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente le imprese sono calate del 9%, i lavoratori occupati del 12,5% e le ore lavorate del 15% con un totale di quasi 6 milioni e mezzo di ore di cassa integrazione.
A Grosseto le imprese sono diminuite da 566 del 2011 a 530 del 2012, pari al 6,3% in meno, gli operai sono passati da 2.500 a 2.224, con un meno 11,16%. Nel 2008 gli operai erano 3.500. «Nella nostra provincia, in cinque anni – afferma Brizzi – il settore costruzioni ha perso 1.200 addetti. Siamo passati da 2 milioni e 246 mila ore lavorate ad un milione 972 mila con una contrazione del 12,20%.» Invariata la percentuale di stranieri sul totale, il 33%: erano 765 nel 2011 sono 844 nel 2012. 3 mila i disoccupati in più iscritti al centro per l’impiego da quest’anno.
Tra le misure del Decreto Crescita apprezzate il potenziamento dell’agevolazione fiscale sulle ristrutturazioni edilizie e il “Piano nazionale delle città”. «Verifichiamo tutt’ora ritardi sia sui piani strutturali che sui regolamenti urbanistici – continua Brizzi – anche il comune capoluogo non può permettersi ancora la mancata approvazione del regolamento urbanistico, accanto all,a possibilità di costruiotre in zone di espansione sia necessario far crescere la citta su stessa attraverso la demolizione e ricostruzione, e interventi di progettazione dell’arredo urbano»
Aspramente ciriticato il carico fiscale, che «è arrivato al 45% del pil e in termini reali tocca il 54,5%. solo sugli immobili, su base nazionale pesa per 55 miliardi di euro» A questo si aggiunge quello che è stato definito un «progressivo disimpegno» del sistema creditizio nei confronti delle costruzioni. I mutui per abitazioni sono scesi dai 1.300 milioni del giugno 2010 ai 472 milioni del marzo 2012.