di Annalisa Mastellone
CASTEANI – Un’estate ricca di iniziative con almeno 2mila presenze che hanno animato il centro sociale di Casteani. Un bilancio più che positivo per l’associazione culturale “Il Castello di Pietra”, impegnata come ogni anno nell’organizzazione de “Il luglio casteanese”, la tradizionale sagra di sei giorni dedicata al buon cibo e ai prodotti locali, con dibattiti d’attualità, musica e spettacoli. Una manifestazione che anche quest’anno ha registrato una forte affluenza, portando a Casteani centinaia di famiglie, da Gavorrano e da oltre provincia. Come sempre molto apprezzata la “Sagra del Dolce Casalingo”, all’interno della festa casteanese, con i dolci preparati dalle volontarie, e che in questa edizione è stata arricchita da una gara che ha premiato la torta più buona, più bella e più originale tra quelle artigianali fatte in casa da “aspiranti pasticceri”. Un successo che conferma “Il luglio casteanese” uno dei maggiori punti di forza del programma di attività messe in campo dall’associazione, pronta a lanciarsi in nuovi progetti e iniziative alla ricerca di nuove risorse.
“Siamo soddisfatti dell’affluenza e della partecipazione di tanta gente – ha detto Enzo Tonini, tra i fondatori e presidente de “Il Castello di Pietra” –. Soprattutto per la missione sociale che ci diamo in questa occasione: tenuto conto che il servizio è gratuito, al ristorante della festa non facciamo pagare il classico pane e coperto, ma facciamo pagare un euro come contributo per la ricerca. Lo scorso anno abbiamo devoluto 500 euro all’Associazione Malattie Rare e Congenite. Quest’anno il ristorante ha servito oltre 900 persone, raccogliendo così 900 euro che abbiamo donato alla stessa associazione nonché alla ricerca sulla fibrosi cistica”.
“Il Castello di Pietra” conta a oggi 76 iscritti, e nacque il 6 giugno 1995 dalla volontà di alcuni giovani abitanti della zona di rendere attivo e vitale il centro civico appena costruito, nell’intento di valorizzare tutto il territorio dominato dal Castel di Pietra, la fortezza in cui si narra morì la Pia dei Tolomei di Dante e di cui restano visibili i ruderi.
“Alla costituzione dell’associazione davanti al notaio ci presentammo in 14 – ricorda il presidente – : tutti giovani e giovanissimi, ad eccezione di un settantenne”. Tra questi Davide Manni, assessore al Comune di Gavorrano, prematuramente scomparso nel 1998 all’età di 29 anni. “L’idea – va avanti Tonini – venne ad alcuni abitanti della zona di Casteani-Castel di Pietra e Fontino, dopo la svolta dell’89 del Pci. Qualcuno può domandarsi che nesso abbia l’associazione con il Partito Comunista. Ebbene nella nostra zona fin dagli anni ‘50 vi è sempre stata una forte base di iscritti a quel partito, fino a giungere agli oltre cento iscritti. Cifra che contavano nel 1989. Dopo il congresso e la conseguente scissione, localmente la base si divise in due, con ripercussioni anche nei rapporti tra famiglie. Da tale costatazione, io, Davide Manni, Alessandro Pasquini e altri ritenemmo che al fine superare le lacerazioni lasciate dalle vicende politiche il nostro impegno dovesse dispiegarsi verso altre attività, socio culturali. Il Castello di Pietra che ci domina dalla sua altura ha fatto sempre parte della nostra storia – sottolinea -, quindi demmo vita all’ambizioso progetto di valorizzare il castello e promuovere la Valle del Bruna dal punto di vista turistico culturale. Purtroppo, la morte prematura di Davide, lo scarso interesse della proprietà e la mia sostituzione, negli anni, hanno affievolito gli obbiettivi originari dell’associazione. Attualmente possiamo affermare che non ci sono le condizioni per insistere sul progetto originario di valorizzazione e sfruttamento turistico-culturale del Castello della Pia”.
In più “la nostra zona – aggiunge il presidente Tonini – soffre più di ogni altra dello spopolamento. Cause naturali e la rigida politica urbanistica riservata alle zone esclusivamente agricole, non hanno favorito la permanenza dei discendenti delle famiglie originarie, ma l’espandersi delle volumetrie di aziende agricole o pseudo-agricole. Con conseguente trasformazione della zona anche dal punto di vista antropologico. Per questo per l’associazione si pone l’esigenza di attingere nuova linfa dai nuovi soggetti”.