GROSSETO – Il presidente Leonardo Marras (nella foto) interviene sul caso della caccia alla volpe e degli incentivi agli abbattimenti.
«Conciliare tradizioni venatorie che resistono da secoli, nuove sensibilità culturali animaliste e necessità di contenere la proliferazione della fauna selvatica che mette in crisi gli equilibri biologici o danneggia le colture agricole, è un esercizio impegnativo non solo per chi ha responsabilità amministrative, ma anche di tutte le componenti sociali. Lo sforzo che sarebbe necessario è quello di condividere ragioni ed interessi generali abbandonando il sensazionalismo, le logiche di parte e le provocazioni da guerra civile per assumere un ruolo responsabile e proporre percorsi positivi. Cionondimeno chi governa per conto di tutti i cittadini ha il compito di rendere partecipi i diversi orientamenti ma anche il dovere di assumere delle posizioni chiare».
«Quello dell’incentivazione economica agli abbattimenti delle volpi è uno dei casi che generano contrapposizioni forti, animate da visioni opposte.
In questa, come in altre occasioni, ritengo che si dovrebbe esercitare il buon senso evitando di inasprire gli animi dimostrando nei fatti di non voler alimentare il muro contro muro».
«Non è in discussione la necessità di contenere la popolazione di volpi che, come testimoniano indagini scientifiche, nel nostro territorio sono evidentemente in sovrannumero e in quanto predatrici minacciano l’equilibrio biologico di altre specie in difficoltà. Sull’altro fronte, si dovrebbe riconoscere che da quest’anno, la volpe è cacciabile solo nel periodo autunnale e invernale, e non più in quello primaverile ossia durante il periodo della riproduzione. A testimonianza di un’attenzione che deve essere prestata al suo ciclo biologico e ai principi conservazionistici che guidano il nostro operato».
«Tuttavia ritengo che l’incentivazione economica all’abbattimento degli animali, con la consegna delle code, sia una pratica che non corrisponda allo spirito più genuino della tradizione venatoria, ma ne rappresenti una distorsione. Lo dico con il convincimento che l’esasperazione di certe pratiche finisca per far del male allo stesso mondo venatorio. Dal quale mi aspetto un atteggiamento diverso e più maturo e la comprensione del fatto che avere atteggiamenti arroganti o provocatori finisce solo per delegittimare e ghettizzare nell’opinione pubblica chi legittimamente pratica la caccia».
«Per questo invito gli Atc 6 e 7 sin da subito, e mi auguro che possa deciderlo anche Libera Caccia, a rinunciare all’incentivazione economica dell’abbattimento delle volpi, e alla richiesta di consegnare le code degli animali. C’è bisogno di senso di responsabilità e di disponibilità al confronto. D’altra parte non è in discussione il diritto ad esercitare la caccia né la necessità dei contenimenti che sono pratiche efficaci e strumenti insostituibili per la conservazione della natura».