GROSSETO – La stazione ferroviaria è uno dei primi biglietti da visita della città, se non altro perché accoglie molti viaggiatori, in partenza, ma anche in arrivo. Chiaramente, essendo luogo di passaggio per molte persone, è più facile che in queste zone si riscontrino i maggiori problemi di degrado. Non fa eccezione, purtroppo, neanche Grosseto, dove in piazza Marconi alcune situazioni sono al limite della tolleranza per quanto riguarda igiene e sicurezza. Lattine, bottiglie, pedane di legno, sacchetti di plastica, rifiuti che vengono abbandonati nei pressi di un muro transennato in maniera assai provvisoria, in quanto di proprietà delle Ferrovie dello Stato. Una situazione che degenera al calare del sole, perché l’intera area è sprovvista di adeguata illuminazione, aspetto che agevola il degrado e facilita l’incuria dell’area, oltre alle scarse condizioni igieniche.
Piazza Marconi inoltre, è caratterizzata dallo strano fenomeno dell’abbandono delle biciclette. Si trovano ovunque: sul verde pubblico, appoggiate ai pali della luce o a quelli della segnaletica stradale. Una vera e propria invasione di rottami, arrugginiti e nella maggior parte dei casi sprovvisti di elementi necessari alla circolazione, come manubri, sellini o addirittura ruote. E pensare che a tal proposito è stata stilata un’ordinanza che dovrebbe porre fine al fenomeno, autorizzando la rimozione dei mezzi di trasporto. Un’ordinanza che però ancora non è divenuta attiva.
Sullo stato di degrado di piazza Marconi, sono molteplici le segnalazioni, attraverso degli esposti, da parte dei cittadini. In alcuni casi, le sollecitazioni d’intervento, arrivano alle autorità competenti attraverso petizioni popolari. Per questo il Nucleo Operativo Antidegrado della Polizia Muncipale e il dipartimento di prevenzione igiene e sanità pubblica della Asl 9, hanno effettuato un sopralluogo nella zona. Una relazione congiunta sulla situazione di degrado è stata redatta nel mese di giugno e presentata al Prefetto e al Questore di Grosseto, allo staff del Sindaco e agli assessorati all’ambiente e alle politiche sociali. Risultato: da allora nulla è cambiato.