MANCIANO – Oro, argento, rame, zinco, piombo e antimonio. Sono questi i minerali di cui, a breve, potrebbe essere avviata la ricerca nella zona di Petriccio e Faggio scritto, nel comune di Manciano. Il progetto è stato presentato ieri pomeriggio nel cinema. Il permesso riguarderebbe un’area di circa 900 ettari. In questa zona la ditta canadese Adroit vorrebbe ralizzare 388 perforazioni ad una profondità variabile tra i 70 e i 120 metri per un totale di 32 chilometri di scavi. Nella riunione i tcnici hanno spiegato che in realtà quello che si sta cercando è l’antimonio un semimetallo tossico all’inalazione e di cui, nella zona, sembra esserci una presenza significativa. «Le trivellazioni esplorative insisteranno tutte su una delle rare zone di ricarica delle falde dell’acquifero carbonatico dell’area di Capalbio – afferma Andrea Marciani dei Beni comuni di Manciano -, e data l’alta densità delle perforazioni ed il sistema di chiusura cementizia ad alta fluidità prevista per i fori di sondaggio sarebbe logico paventare una estesa occlusione della superficie di ricarica (di circa 40 ettari) con conseguente severa riduzione dei livelli di falda, ma mentre su questo argomento si è scorsi con rapidità e noncuranza, grande risalto è stato dato alle attenzioni che si intendono riservare alla nidificazione dell’occhione, grazioso pennuto autoctono, per la quale si è prevista una sospensione precauzionale delle trivellazioni da maggio ad agosto. Nessuna considerazione – prosegue Andrea Marciani – è stata tributata, in compenso, agli autoctoni proprietari dei terreni su cui si potrebbe abbattere la calamità mineraria, che nessuno, prima di noi dei Beni Comuni di Manciano, si era preoccupato di avvisare del pericolo incombente.»
«Guardando oltre la pur devastante fase della ricerca – prosegue Beni Comuni -, unico oggetto della odierna VIA, abbiamo chiesto lumi sull’attività estrattiva che dovrebbe seguire i sondaggi, scoprendo che in realtà la società canadese sa già, da ricerche effettuate in precedenza, di aver individuato sui terreni della sfortunata Azienda agricola Sercera, un giacimento di circa 20.000 tonnellate di antimonio, che intende estrarre con una miniera a cielo aperto di una superficie tra i 50 ed i 100 ettari, con buona pace degli abitanti circostanti e degli effetti cancerogeni dell’antimonio che verrebbe disperso nell’atmosfera. L’esperienza dei precedenti insediamenti minerari dovrebbe averci messo in guardia – ricorda Marciani -: per restare nel comune di Manciano, la miniera del Tafone, il cui insanabile degrado ha dato giustificazione prima ad una discarica di rifiuti urbani e poi ad una deperimetrazione di 220 ettari destinati dalla Regione al fotovoltaico industriale. Purtroppo più che di nuove miniere avremmo bisogno, in questo paese, di una nuova classe politica, che invece di farsi allettare dagli irrisori proventi dei diritti di ricerca mineraria (5,20 euro per ettaro all’anno!!!) cominci a guardare un po’ più lontano, al futuro nostro e delle generazioni che seguiranno, ispirandosi – concludono dai Beni Comuni – a principi di precauzione e di cura delle risorse che già possediamo.»