di Barbara Farnetani
GROSSETO – Sui roghi che hanno devastato la Maremma potrebbe esserci l’ombra della mafia. L’affermazione viene da Salvatore Calleri, presidente della fondazione Caponnetto, presente ieri sera allo spazio dibattiti della Festa democratica a Grosseto dove si è parlato di legalità. Il direttore del Giunco.net Daniele Reali, che ha moderato l’incontro, ha preso le mosse dalla classifica pubblicata alcuni giorni fa sul Sole 24 ore, che ha rilevato un aumento della criminalità in tutta la Toscana tranne che a Grosseto dove il dato è stabile (nella foto da sinistra: Daniele Reali, Salvatore Calleri, Federico Gelli, Renato Scalia).
«La linea su cui si muovono i reati da strada e quelli più legati alla criminalità mafiosa in realtà è la stessa – ha detto Calleri – la Toscana è stata considerata erroneamente un’isola felice, ma non esistono isole felici, basta vedere quel che è successo a Perugia nel giro di 4 o 5 anni, trasformata da città del cioccolato a città narcotizzata, con gli spacciatori che si sono divisi la città. Anche a Grosseto ci sono campanelli d’allarme da non sottovalutare: è una zona che può piacere ai latitanti che si rifugiano negli agriturismo, siamo vicini al Lazio, stiamo assistendo all’aumento dei reati predatori, che qui vengono ancora denunciati, che storicamente favoriscono l’ingresso delle forme mafiose o per stabilizzare la situazione con una apparente tranquillità, o perché conviene farli aumentare. Non sottovaluterei neppure i molti roghi di questa estate – ha detto Calleri – soprattutto quello che ha interessato un maneggio di cavalli. La mafia storicamente non nasce nelle zone povere, ma in quelle ricche che pian piano depaupera e impoverisce»
Per le infiltrazioni mafiose in Toscana Calleri (nella foto a sinistra insieme a Federico Gelli) ricorda come si parli di un fatturato medio di 15 miliardi di euro l’anno, l’equivalente di due bilanci regionali, mentre in Italia, le stime per difetto parlano di 200 miliardi di euro, 49 miliardi per il solo centro Italia. Federico Gelli, responsabile legalità per il Pd toscano, ha parlato della sicurezza come di un argomento storicamente trascurato dalla sinistra, tanto che nel tempo se ne erano appropriate le destre. «Per molti anni – ha detto Gelli – c’è stata una diminuzione del numero assoluto dei crimini, nel 2011 è invece ripreso l’incremento, con un salto in alto del 5,4% in tutta Italia con un picco in Emilia e Toscana. Spesso non si tratta di reati efferati, perlopiù scippi, o furti in abitazione, riconducibili forse anche alla situazione economica che stiamo vivendo. Le famiglie hanno diminuito la spesa persino per i generi alimentari, in questo quadro la criminalità trova terreno fertile. A questo si aggiunge che gli ultimi governi – prosegue Gelli -, non hanno investito in sicurezza anzi hanno tagliato i trasferimenti alle forze dell’ordine»
«Ogni finanziaria ha colpito le forze dell’ordine – ha affermato Renato Scalia responsabile toscano del sindacato di polizia – siamo passati da 120 mila uomini a 95 mila perché è venuto meno il tourn-over e l’età media si è alzata oltre i 40 anni. Anche i tagli alle province: se scompaiono, vengono meno anche le questure che saranno declassate a commissariati, con relativa perdita di uomini e funzioni. Bisogna scegliere dove tagliare, per esempio lasciando le sedi in affitto e ristrutturasndo le molte caserme vuote che pure ci sono»
«Per combattere la criminalità e coltivare la legalità – ha proseguito Gelli – bisogna progettare le città del futuro pensando a spazi di socializzazione e aggregazione, la sicurezza si fa anche con la lotta al degrado. Serve anche una riorganizzazione delle Forze dell’ordine – sottolinea Gelli – abbiamo sei sette corpi che si fanno “concorrenza” negli stessi ambiti di azione, abbiamo troppi numeri di emergenza, bisogna avere il coraggio di fare scelte impopolari, e unificare i vari corpi per competenza. Per quanto riguarda le province – prosegue Gelli – io ero per abolirle del tutto ridistribuendo le competenze»
Non è d’accordo sull’abolizione delle province Calleri: «La nostra classe politica ha seguito il modello francese con la divisione in dipartimenti, l’Italia è suddivisa in province, e questa suddivisione si riflette in tutto: le Questure, le Prefetture: un cambiamento in questo senso sarà un’enorme danno alla sicurezza.»
Quanto poi alle prossime elezioni, Federico Gelli ammonisce il Pd: «se vuole vincere – afferma – deve essere chiaro e netto sulla corruzione tra i politici, ci sono 80 parlamentari tra indagati e rinviati a giudizio, ci vuole chiarezza sulle intercettazioni e sulla legge anticorruzione. Va riformato il sistema del finanziamento pubblico ai partiti, deve essere ridotto e commisurato alle spese sostenute e rendicontate. Va cambiata la legge elettorale: dopo tre mandati bisogna lasciare il paese in mano ad altri, bisogna tornare a fare politica con spirito di servizio.»
Quanto a Calleri ha affermato che si accontenterebbe «del taglio degli stipendi di tutti i dirigenti pubblici, compresi i politici, con un tetto massimo di 15 mila euro mensili»