di Lorenzo Falconi
GROSSETO – L’incubo è finito, è il momento della festa: breve, composta, ma spontanea. Grosseto riabbraccia la Serie B, perduta per 12 giorni, al culmine di una estate vissuta con il cuore in gola. Circa 1500 i tifosi giunti allo Zecchini, solo per una persona: Piero Camilli. Tutto il resto passa per una volta in secondo piano, quasi non si notassero i giocatori scesi sul rettangolo di gioco, la musica sparata a tutto volume, gli immancabili avvoltoi dell’ultima ora, pronti a salire sul carro dei vincitori. Poco importa, è la notte del Grosseto, è la notte di Piero Camilli. Il presidente giunge allo stadio in macchina, scende dall’auto e riceve una serie di abbracci, «calma – dice -, non sono mica arrivato dalla luna», è in forma il Comandante, non accusa l’afa grossetana e va a prendersi il meritato applauso delle persone che sono arrivate lì per lui. Esce dal tunnel ed esplode il boato dei sostenitori biancorossi, sembra che sia stato segnato un gol, anzi forse è proprio così, perché Camilli ha messo dentro un pallone pesante nella rete della giustizia sportiva, quello che vale la Serie B. Non mancano i cori, le bandiere biancorosse e gli striscioni. L’oscar della simpatia se lo aggiudica a mani basse un tifoso in curva nord, sul suo striscione campeggia la scritta “più rondò, meno palazzi”. Il riferimento al procuratore federale c’è anche nelle parole di Piero Camilli, ancora una volta in grado di galvanizzare il pubblico.
Il Comandante ne ha per tutti, parla dei torti subiti: «ci hanno rubato una finale play-off, denunciai il fatto con un esposto e Palazzi (sì, ancora lui), archiviò tutto». Poi è la volta dei traditori: «La giustizia sportiva è una giustizia sommaria – dice apertamente il Comandante – sono una persona per bene, la stessa cosa non si può dire dei vari Iaconi, Carobbio e compagnia bella, una banda di criminali». È un fiume in piena Camilli che travolge anche chi ha sperato di prendere il posto del Grosseto: «il mondo è bello perché è un teatro, quando noi patteggiammo i 6 punti di penalizzazione, il presidente della Nocerina disse che era un’ingiustizia, che avrebbe avuto difficoltà a guardare negli occhi i suoi figli, mentre un mese dopo veniva arrestato per camorra». Poi è già tempo di guardare al futuro prossimo: «partiamo in ritardo e con 6 punti di penalizzazione – osserva il presidente – dobbiamo cominciare a lottare con il coltello tra i denti. Questo stadio deve diventare un fortino, mentre l’anno scorso era un casino. Col Carpi avete perso e vi perdono – dice rivolgendosi alla squadra -, perché non contava niente, ma dalla prossima si fa sul serio».