FIRENZE – “E’ possibile che due presidenti di provincia non siano a conoscenza di come la loro creatura sia stata partorita? La domanda è legittima, visto che siamo obbligati a difenderci perché si continua ad alimentare la disinformazione. Che, però, ha le gambe corte”. Così Riccardo Nencini, assessore regionale alle Riforme istituzionali, risponde alle critiche lanciate alla Regione da alcuni presidenti di provincia dopo l’approvazione del decreto sulla spending review, che ridisegna la mappa delle province italiane.
“Ricordo – prosegue Nencini – che la Regione Toscana si è mossa per prima in Italia sul fronte della riforma istituzionale, con la legge 68 approvata alla fine del 2011, ed è stata lungimirante. Oggi viene accusata da due province del contrario. Mi domando: se le province italiane, anziché difendere lo status quo, si fossero mosse con la stessa lungimiranza saremmo a questo punto? Consiglio di rileggere Cicerone: ‘critico portando idee nuove, non dando colpe’. Soprattutto a chi non ne ha”.
Secondo Nencini, “la posizione dei due presidenti obbliga la Regione a ristabilire la verità”. “E’ noto – spiega l’assessore – che è stata la Toscana, nella Conferenza delle Regioni, a formulare precise proposte, scrivendo un testo che il presidente Errani ha portato al confronto con il Governo: una norma che prevedeva che fossero le regioni a riscrivere la geografia delle nuove province, assumendo l’impegno a ridurle di numero. Il Governo non ha mai preso in considerazione questo testo e ha preferito una trattativa diretta con altri soggetti, in testa l’Anci”.
Quanto alle aree vaste, Nencini ricorda che “l’idea delle tre grandi aree per la Toscana risale agli anni ’90 e fu l’allora governatore Vannino Chiti a promuoverla. Nel tempo sono stati costruiti e modellati su questo schema alcuni servizi strategici, un’impostazione rafforzata dalla convinzione, sostenuta anche dall’Irpet e da altri istituti economici, che nel contesto della globalizzazione servono istituzioni forti e autorevoli. Una convinzione che abbiamo mantenuto in questi anni e che avremmo potuto trasformare in una seria riforma se il Governo ci avesse coinvolti e investiti di piena responsabilità in questa partita. Cosa che, lo ripeto, non è mai accaduta”.
“Adesso – conclude Nencini – i margini di manovra sono ristretti e la prospettiva di ritrovarsi una Toscana-Arcimboldo è concreta. Più delle polemiche, serve un’azione corale che porti il Governo a rileggere la norma nel decreto legge autunnale”.