di Piero Simonetti
GAVORRANO – Giuseppe Mazzini aveva conosciuto Giuseppe Bandi nel 1857. Non personalmente ma tramite le fitte corrispondenze intercorse, quando Bandi era segretario della Giovane Italia a Firenze ed in tutto il periodo preparatorio del biennio 1858-59.
Mazzini aveva subito intuito già allora quali erano le forti doti del Bandi e lo sapeva ormai uomo fidato di Garibaldi.
E’ risaputo che fra Mazzini e Garibaldi non c’era troppa buona armonia. Di ciò ne danno testimonianza sia certe affermazioni dello stesso Bandi che di alcuni scrittori del tempo.
E quando Mazzini si recò a Napoli, il 17 settembre 1860, per poter parlare a Garibaldi, intese servirsi di Bandi quale intermediario per avere un rapido incontro, ed affinché il Bandi stesso facesse pressioni su Garibaldi per rallentare le intenzioni di annessione al Piemonte e spingere invece il Generale verso la battaglia allo Stato pontificio e la liberazione di Venezia.
Insomma, Mazzini voleva interrompere quella crescente intesa tra Garibaldi e Cavour in merito ad una rapida annessione dei popoli siciliani, calabresi e napoletani al Piemonte.
I due si incontrarono, si parlarono e si capirono. E fu Bandi a dire a Mazzini che condivideva personalmente le sue valutazioni e che occorreva proseguire l’impresa, anche dopo la caduta del Regno Borbonico.
“Noi – disse però Bandi a Mazzini – parliamo con Garibaldi solo quando ci interroga. Egli non ha mai chiesto ai suoi aiutanti di campo il loro parere circa i tempi dell’annessione al Piemonte. E c’è da scommettere che non ci chiederà mai nulla”.