SCARLINO – Basta con la burocrazia. Il sindaco Maurizio Bizzarri non ci sta e sul caso della statua “in attesa” attacca il «sistema feudale e farraginoso» delle autorizzazioni e delle soprintendenze ai beni e alle attività culturali. Ma di cosa stiamo parlando? Qual è l’oggetto della critica del primo cittadino di Scarlino?
Nel 2011 Scarlino ospitò un’iniziativa di scambio culturale con il Municipio di Hammamet e durante quell’iniziativa fu donata al comune una scultura in ferro battuto intitolata “Guezeneit, Dea Protettrice” (nella foto), realizzata dagli Artisti Tunisini Ali Batroumi e Nahla Oueslati.
«L’Amministrazione – spiega Bizzarri – decise di posizionare l’opera su una facciata laterale del Palazzo Comunale, in maniera visibile seppur non appariscente. I primi giorni del mese di aprile abbiamo fatto regolare richiesta alla Soprintendenza Beni Ambientali e Architettonici di Siena per l’autorizzazione, fornendo la documentazione necessaria, cartografica e fotografica, con allegati i curriculum degli scultori. A fine giugno dopo più di due mesi e molte telefonate di sollecito, il Soprintendente ci risponde, autorizzando il Comune per quanto di competenza, e disponendo che per l’affissione siano utilizzati “tasselli in titanio” per la resistenza agli agenti atmosferici. Al contempo sollecita il Comune ad acquisire anche il parere della competente Soprintendenza ai Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici e comunica che l’intero procedimento fa capo alla Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici della Toscana».
«Ad oggi – continua il sindaco -, dopo due mesi e mezzo, abbiamo in mano un pugno di mosche: una autorizzazione positiva, che rimanda ad un altro mittente, che sicuramente ci farà perdere altri due mesi nella migliore delle ipotesi. Non a caso il 29 giugno arriva dalla Direzione Regionale della Toscana una richiesta di documentazione degli elaborati grafici in oggetto».
«Il tempo passa – prosegue Bizzarri – siamo in estate inoltrata, ma gli scarlinesi e i turisti non riusciranno a vedere la scultura collocata al muro in breve tempo. In attesa che la Soprintendenza ai Beni Etnoantropologici ci chieda documentazione di competenza, mi vengono spontanee delle domande. Chi è il responsabile di un apparato così complicato? Solo il Ministro Giuliano Urbani che nel 2004 emanò “Codice dei beni culturali e del paesaggio”? Perché da allora nessuno si è accorto che quel decreto rendeva impossibile gestire gli atti amministrativi dei Comuni, succubi di pareri e lungaggini burocratiche? Siamo d’accordo con la tutela del patrimonio artistico, ma con realismo. Forse sarebbero necessari pareri veloci su “argomenti” di rilevanza minore, come quello della statua scarlinese».
E il sindaco conclude con una provocazione. «Infine mi domando: “cosa rischierei se la facessi appendere lo stesso? Mah, ci sto pensando”».