di Daniele Reali
MASSA MARITTIMA – «È una della aule di tribunale più nuove e belle d’Italia», ma tra poco non servirà più per lo scopo per cui era stata pensata e realizzata. L’ufficio del Giudice di Pace di Massa Martittima sarà presto soppresso come prevede il decreto sulla Spending Review appena varato dal govenro Monti. Le parole tra virgolette sono del Giudice di Pace Adriano Simonetti che parla chiaro sul futuro dell’ufficio ospitato a Massa Marittima nella sede congiunta di Pretura e Unione dei comuni (a fianco l’aula delle udienze di Massa Marittima).
I tagli previsti al “sistema dei tribunali” in provincia di Grosseto dovrebbero portare alla chiusura oltre alla sede distaccata del Tribunale di Orbetello anche agli uffici del giudice di pace, le “ex preture”: insieme a Massa infatti in Maremma dovrebbero “sparire” anche gli uffici di Pitigliano e Arcidosso.
Una vera mannaia su un territorio come quello della provincia di Grosseto, vasto e con poca densità di abitanti. I disagi maggiori saranno infatti per i cittadini costretti a spostarsi da ogni parte della provincia verso il capoluogo. Tutti faranno riferimento al Tribunale di Grosseto: da Montieri a Capalbio, da Sorano e all’isola del Giglio. Per partecipare alla udienze il viaggio sarà lungo (a fianco uno dei locali dell’archivio).
«Un peccato» dice il giudice Simonetti, la struttura di Massa infatti è nuova e molto funzionale. Non soltanto l’aula che accoglie le udienze, civili e penali, ma anche gli uffici di servizio e i locali dell’archivio. Ad essere preoccupati sono anche gli impiegati dell’ufficio giudiziario. Sono tre e la legge in questo caso prevede che il personale degli uffici “in chiusura” sia assegnato per il 50% al Tribunale e per il 50% al Giudice di Pace. Conti difficili da fare nel caso di tre persone che come minimo dovranno spostarsi verso Grosseto.
Tagliando province e tribunali il governo ha affermato di aver salvato i piccoli ospedali; un’operazione che come spesso accade ricade sui territori periferici con più forza rispetto ai centri più grandi. E a pagare alla fine sono sempre i cittadini che si vedono diminuire servizi spesso essenziali quasi come quelli sanitari.