GROSSETO – 3.500 reperti: tra cui i resti di elefanti preistorici risalenti al paleolitico medio sono stati riportati alla luce dalla Soprintendenza Toscana a Poggetti Nuovi, nella zona di Barbaruta, nel comune di Grosseto. La notizia, già uscita nei giorni scorsi, è stata ufficializzata oggi dalla Soprintendenza per i beni archeologici della Toscana. I reperti sono emersi durante gli scavi per la realizzazione di una vasca termale.
Le stratigrafie hanno restituito un abbondante numero di reperti, tra cui strumenti in pietra (industria litica), resti lignei e parti di ossa di elephas antiquus e di altre specie animali. Si tratta di un luogo caratterizzato già in antico dalla presenza di acque termali, come indica la natura dei sedimenti in cui ricorrono depositi di tipo ”travertinoso”, dove i nostri progenitori si erano insediati in più momenti successivi, probabilmente perché si trattava di un luogo propizio alla caccia, rivolta in particolare all’elephas antiquus, di cui sono stati ritrovati numerosi resti riferibili a più individui.
L’elephas antiquus era molto diffuso nelle vallate dell’Appennino durante il Pleistocele, come dimostra la grande quantità di resti ritrovati in tutta Italia. Oltre all’elefante tutta una serie di animali popolava il sud dell’Europa: dal rinoceronte ai leopardi agli ippopotami, tipici di un clima caldo che caratterizzava un tempo le nostre regioni. Dal cranio dell’Elephas antiquus partivano, a differenza degli elefanti attualmente viventi, due zanne lunghe e diritte (nell’immagine sopra: l’esemplare centrale). La particolare conformazione del cranio di questi elefanti, con fori nasali fusi in unica apertura al centro della fronte, fu il substrato che ha dato origine, in tempi passati, alla nascita di miti e leggende, come quella dei Ciclopi, popolazione gigante con un unico occhio centrale. Mito che si ritrova anche nell’Odissea.