GROSSETO – Alcuni sistemi di controllo della Costa Concordia erano in avaria dal 9 gennaio, quattro giorni prima del naufragio. Ad affermarlo sarebbero i periti nominati dal tribunale di Grosseto, almeno secondo quanto si legge sulle pagine del Corriere della Sera. Secondo i verbali dei periti il guasto avrebbe riguardato anche la scatola nera, rendendo difficoltosa un ricostruzione precisa di quanto avvenuto. Rivelazioni queste ultime definite inutilmente allarmanti dalla procura di Grosseto secondo cui la scatola nera della Costa Concordia contiene tutti i dati audio e le registrazioni utili per le indagini oltre a quelle di quanto avvenne quella sera nella plancia di comando, compresi i dialoghi fra il comandante Francesco Schettino e gli ufficiali. Anche i legali di Schettino confermano che le conversazioni in plancia di comando utili alle indagini sono state tutte registrate dalla scatola nera e che i dati essenziali non sono andati persi. La compagnia di navigazione ha fatto sapere che «La scatola nera aveva segnalato solo un codice d’errore che non significava assolutamente che l’apparecchio non funzionasse».
Per il Corriere della Sera i periti avrebbero anche tentato di ricostruire le fasi del naufragio non documentate dalla scatola nera sul computer di servizio, ma alcuni momenti, quali quello dell’abbandono della nave, secondo quanto affermato da uno dei rappresentanti delle parti civili, non sarebbero registrati neanche lì e potrebbero essere stati rielaborati. Sempre secondo quanto affermato dal Corriere dalle e-mail acquisite dal Pm risulterebbe anche la segnalazione di un guasto il 10 gennaio, guasto che la ditta della manutenzione avrebbe dovuto riparare il 14 gennaio, durante la sosta di Savona: un giorno prima rispetto a quello dell’incidente in cui persero la vita 32 persone. Dalle perizie risulterebbe poi che la Concordia viaggiava con le porte stagne aperte e con mappe “non approvate”.