di Lorenzo Falconi
GROSSETO – Non c’è dubbio che il momento magico del Campionato Europeo appena trascorso sia stato quello dell’attesa per la finale. Il sogno, l’entusiasmo, i preparativi, hanno fatto da cornice all’evento e fatto sperare in un epilogo diverso. Nelle case, davanti ai maxischermi, in qualunque posto dove ci fosse un televisore acceso e sintonizzato sulla partita Italia-Spagna, è arrivata un po’ di spensieratezza (Foto: Stefan Bohli).
Spesso il calcio è capace di far dimenticare i problemi, altre volte invece, è usato come metafora di vita. Conquistare l’Europa dal punto di vista calcistico forse, poteva dare un segnale di svolta anche in chiave politico-economica e regalare quel pizzico di ottimismo in più. Anche in Maremma le sensazioni non sono state poi così diverse rispetto al resto dell’Italia e alla fine dei 90 minuti è emerso nitido il contrasto di pensiero tra il “non si può perdere così” e il “sono più forti, avevamo già fatto tanto ad arrivare in finale”.
Nella finale di Kiev l’entusiasmo ha ben presto lasciato spazio allo sconforto. Il gol in apertura di Silva, ha fatto capire che, oltre all’impresa, serviva un vero e proprio miracolo sportivo. Gli infortuni a catena hanno fatto il resto, tra imprecazioni, disappunto, disperazione. Il 2-0 a fine primo tempo è stato una mazzata psicologica, per la squadra in campo, ma anche per i tifosi. Davanti al maxischermo la presenza si era infatti dimezzata, il morale sceso sotto i tacchi, mentre lo sconforto regnava sovrano.
Neanche più la forza di arrabbiarsi, perché la rassegnazione aveva preso campo e si guardava già oltre, all’analisi finale di ciò che non aveva funzionato e di ciò che si poteva fare. Quando gli azzurri sono rimasti in dieci per l’infortunio di Thiago Motta, un’altra fetta di tifosi ha ammainato la bandiera, mentre al fischio finale solo poche unità avevano scelto di non mollare. Anche questo è stato Italia-Spagna, viaggio di un Campionato Europeo lungo circa un mese, con un finale troppo amaro, ma comunque accattato con dignità (Foto: Stefan Bohli).