di Barbara Farnetani
GROSSETO – Volontario pluridecorato nella prima guerra mondiale, comandante della guerra di Spagna, antifascista prima e padre della costituzione poi, detestato da destra e da sinistra, precocemente dimenticato. È complessa la figura di Randolfo Pacciardi, nato a Giuncarico, nel comune di Gavorrano, nel 1899, e presto diventato cittadino del mondo, esiliato per 20 anni dall’Italia per essere stato l’ideatore, assieme ad un altro maremmano, Luigi Delfini, di un attentato a Mussolini, fautore di quella Repubblica che poi lo deluse a tal punto da definire il sistema politico una “dittatura partitocratica viscida e ipocrita”. E a questa figura di uomo e di politico l’associazione Libera Opinione ha voluto dedicare il suo secondo incontro dal titolo “Randolfo Pacciardi protagonista di libertà”. “Un grande uomo” lo ha definito Mauro Carri, presidente dell’associazione, prima di proiettare un video con testimonianze e interviste dello stesso Pacciardi.
Randolfo Pacciardi era di origini umili: nato in un piccolo paese come Giuncarico da un padre facchino nelle Ferrovie, e una madre “donna di fatica” come la definisce lui stesso. Decorato con quattro medaglie nella prima guerra mondiale, una delle quali francese e l’altra inglese, per il suo grande valore, di sé diceva “non ho mai pensato di essere un personaggio che interessa la storia” si definiva uno dei tanti giramondo. Lungimirante nelle sue lucide analisi politiche che risultano oggi estremamente attuali: “I nostri figli, e i figli dei nostri figli – affermava – continueranno a pagare i debiti di questo governo”. Un personaggio che merita una grande attenzione, lo ha definito il giornalista Paolo Pisani, che ha moderato l’incontro, «dobbiamo riappropriarci di una fetta di storia e di un personaggio che la Maremma si è trovata quasi per caso. – ha detto Pisani – Io ho voluto creare qualcosa che lo ricordi, la loggia massonica il Grande Oriente di Giuncarico»
Pacciardi il ricostruttore: così lo ha definito Antonio De Martini, uno dei relatori che con lui ha condiviso l’esperienza di “Nuova Repubblica”. «Il suo sogno – ha affermato De Martini – era quello di un paese in cui attuare tutti gli articoli della Costituzione. Era la bestia nera della destra. Nel 1948 fu nominato Ministro della difesa, e poi, dopo l’attentato a Togliatti, De Gasperi lo mise a difesa delle istituzioni repubblicane il cui fine era di contenere l’avanzata del comunismo, cosa che gli inimicò la sinistra. Questo ha fatto scendere l’oblio su un uomo che, in un altro paese, sarebbe stato acclamato come un eroe nazionale. Non c’è stato più nessuno a difendere la sua figura»
Ernest Hemingway, che lo conosceva bene, lo definì “Beautiful in action” e lo citò nel suo libro “Aldilà del fiume e tra gli alberi”. «Scriveva con lo pseudonimo di Renato Fermi sulla Nazione e sul resto del Carlino – prosegue De Martini – e la sua fuga a Casablanca con la moglie ispirò la figura di Victor Laszlo e della moglie (interpretata da Ingrid Bergman) nel film Casablanca con Humphrey Bogart.» Una figura estremamente attuale come hanno ricordato anche gli altri due relatori, Mario Luzzetti già amico e referente politico provinciale di Pacciardi che ha articolato un intervento dal titolo “Ricordi per il futuro”, e Stefano Adami, University of Chicago, che ha tratteggiato il “Pacciardi personaggio letterario”. Una figura concreta e romantica allo stesso tempo, Randolfo Pacciardi, sempre teso verso un continuo anelito di giustizia e libertà. Uno sconfitto, come tutti coloro che aspirano ad obiettivi estremamente alevati: “Dicono abbiamo la libertà. – diceva – Quale libertà? La libertà di una protesta inutile come faccio io oggi.”
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