a cura di Simone Pazzaglia
Una Gavorrano letterata ci piace!
Nascono nel nostro paese scrittori e ci auguriamo pure lettori.
Certo, perché prima di sviluppare la passione dello scrivere uno dovrebbe innanzitutto coltivare quella del leggere.
Io sono assolutamente convinto che non si possa decidere di scrivere senza prima aver deciso seriamente di leggere.
Per seriamente intendo leggere di tutto e comprenderne la costruzione letteraria.
Non conta, anche se è già molto, la bella storia in sé e per sé, conta soprattutto il modo in cui la si racconta.
Calvino diceva “l’arte di scrivere storie sta nel saper tirar fuori da quel nulla che ci è capitato nella vita, tutto il resto; ma finita la pagina si riprende la vita e ci s’accorge che quel che si sapeva è proprio un nulla”.
Uno scrittore dovrebbe riuscire a ritagliarsi un proprio linguaggio e questo richiede sforzo, sofferenza a volte, pagine bianche e tentativi su tentativi di scrivere qualcosa che ci faccia muovere lo stomaco, che ci faccia sentir bene e ci dia la soddisfazione di aver creato qualcosa di nostro.
Chi riesce a farlo diventa riconoscibile, ha un suo stile, un suo modo che lo rende unico e distinguibile anche in mezzo ad altri.
Ed è per questo che bisogna aver fatto conoscenza con scritture e scrittori differenti, altrimenti è un po’ come voler fare un film rimanendo legati ai primi film visti da bambini o ai cartoni animati.
Mi è capitato di trovarmi a presentazioni o a fiere del libro dove lo sbarbatello di turno presentava il suo capolavoro esordendo con parole del tipo “non leggo molto perché non voglio influenzare il mio modo di scrivere”…baggianate!
Leggete, leggete, leggete e poi se vi va, provate a buttar giù qualcosa senza pretese.
Ultimamente ho partecipato a presentazioni di autori organizzate dalla Biblioteca Comunale e dall’Arci. Insomma iniziative lodevoli, un modo per poter rendere più conosciuti alcuni autori che stanno muovendo i primi passi o che scrivono da alcuni anni.
Ho presentato Michele Marchiani di cui ho già speso parole di lode e ho avuto modo di conoscere meglio Francesca Montomoli e Beatrice Bargiacchi rispettivamente con “La stanza vuota” e “Schegge d’attimi”.
Di Francesca mi ha colpito la tenacia di voler andare avanti nella sua passione e la capacità poi di concretizzare quello che aveva in testa sfidando tutto e tutti.
Di Beatrice indubbiamente la positività che emana sentendola parlare e la capacità di contagiare con parole semplici le persone e luoghi.
Insomma, fa piacere che si inizi a parlare seriamente di letteratura nel nostro paese, ce n’è bisogno. E vedo con piacere che piano piano si stanno moltiplicando momenti in cui si parla di libri, di scrittori e di premi letterari.
A proposito di premi, ne abbiamo uno tutto nostro il “Premio letterario Santa Barbara”, per questo invito chi avesse un manoscritto nel cassetto a riprenderlo in mano, sottoporlo a valutazione della giuria e vedere che succede, in fin dei conti da qualche parte bisogna partire e allora quale migliore occasione!
Io ho spedito un racconto e adesso speriamo bene anche perché in questi anni di crisi riuscire a vincere un cospicuo premio monetario, (e che diamine non si scrive solo per la gloria) non sarebbe mica male.
Lo so che è poco ortodosso ma ne approfitto per ricordare a chi segue questa rubrica che venderdì 8 Giugno farò la presentazione di Amanita all’ Arcinprogress di Bagno di Gavorrano, presenterà la giornalista Barbara Farnetani con letture di Maria Cristina Presta.
E allora venghino siori venghino!