GROSSETO – Massimo Felicioni (nella foto), capogruppo in cosniglio comunale di Grosseto Oggi ed ex vicepresidente del Parco della Maremma dice no al toto presidente e interviene sulla questione nomine al Parco.
«Ridurre la presidenza del Parco della Maremma a un toto scommesse è sintomo di una gestione errata della cosa pubblica. Se anche stavolta dovessero prevalere quelle nicchie di potere che tutti conoscono verrebbe ribadito il concetto che le regole contano solo per pochi creduloni. Abbiamo bisogno di una politica seria, di segnali incontestabili di cambiamento e di crescita: ma tutto ciò sarà impossibile (e di questo ne sono certo perché del Parco della Maremma sono stato prima consigliere e poi vicepresidente) se si permetteranno ancora metodi di scelta basati sugli accordi di pochi».
«Desideriamo quindi essere prontamente smentiti con i fatti perché altrimenti sarebbe necessario riavviare quel percorso di fine anni ’90 quando (con il sostegno delle tante aziende del territorio Parco della Maremma) si procedette al commissariamento del parco, mandando a casa l’allora presidente, scelto – e voluto – dai politici – scarsamente attento alle necessità della zona e completamente avulso dalla realtà che si trovava a dover guidare. Dobbiamo veramente pensare che il presidente della Provincia e il sindaco di Grosseto, che gli stessi sindaci di Orbetello e Magliano in Toscana, siano disponibili a sottostare a tali pericolose affermazioni e modalità non democratiche?»
«Conoscendo l’etica di alcuni di loro, così come avendo osservato in questi anni alcune valide applicazioni messe in atto dagli assessori regionali Annarita Bramerini e Gianni Salvadori (anche in ambito Parco della Maremma) riteniamo che ci debba essere ancora un ampio spazio per il recupero dell’ente. Senza togliere nulla ai nominativi, ciò che veramente non possiamo digerire è il metodo, ancora una volta imposto al territorio da logiche inaccettabili e nettamente contrastanti con quanto stabilito dalle leggi. Esistono decine e decine di liberi cittadini in possesso di requisiti professionali, scientifici e etici validissimi per poter dare un contributo».
«Abbiamo bisogno di persone svincolate dai lacci di alcune limitanti dinamiche partitiche, in possesso di precise caratteristiche morali e di professionalità pratica al di là dei tanti titoli accademici. Se tutti assieme volessimo fare un salto di qualità, se veramente volesse la Politica dare un segnale inequivocabile di credibilità, dovrebbe essere individuata nel percorso delle nomine l’apertura a modalità riconducibili alla tanto proclamata “democrazia partecipata”. Se la “mission” non è quella di continuare a mettere le bandierine di partito o essere a posto con il metodo della reciprocità e scambio di cortesie partitiche, sicuramente con il contributo di ognuno di noi, la valida “squadra” sarà individuata».