GROSSETO – Il 22 marzo, giornata mondiale dell’acqua dalle Nazioni Unite, ci ha richiamato l’attenzione sull’importanza che tale bene prezioso ha per l’umanità tutta e come sia necessario garantire una gestione ed un utilizzo efficiente tale da permettere a tutti di potervi accedere.
L’Italia dei Valori a tale riguardo, nell’osservare che è passato quasi un anno dal referendum del giugno del 2011, nel quale più di ventisette milioni di Italiani hanno chiaramente indicato la volontà che l’acqua sia considerata un “bene pubblico” al quale tutti hanno diritto e che pertanto non può essere trasformata in “merce” sulla quale fare profitto, rileva che il potere politico non ha ancora dato una risposta adeguata alla fortissima volontà manifestata dalla popolazione italiana che ha indicato chiaramente la strada della gestione pubblica per il servizio idrico. L’effetto dei due quesiti referendari sull’acqua hanno comportato, abrogando il decreto Ronchi, il blocco delle privatizzazioni in atto, ma non ha ancora avuto effetti rilevanti sul processo di ri-pubblicizzazione della stessa laddove il servizio era già, come in Toscana, a gestione privatistica. In tali casi, infatti, le risultanze del referendum non possono avere seguito, a meno che non intervengano, nel frattempo, nuovi provvedimenti di legge, se non al momento della scadenza delle concessioni.
La soluzione non è facile: oltre ad esserci dei problemi di rispetto di normative europee, è evidente che per escludere i partner privati dalla gestione del servizio idrico e garantirne l’efficienza sono necessari rilevanti investimenti pubblici possibili solo in presenza di un potere politico fermamente convinto dell’assoluta priorità del problema. Come sempre è una questione di scelte politiche e, noi dell’IDV, ci chiediamo se oggi esista o meno la volontà di rispettare i risultati referendari o se, piuttosto, si vogliano disattendere o raggirare, ancora una volta, come già successo con altri referendum. Oltre al dovere costituzionale di rispetto della volontà popolare riteniamo che sarebbe estremamente miope, e non solo per l’Italia, affidare la gestione dell’acqua agli appetiti di poche multinazionali (che peraltro si sono già mosse molto attivamente sul mercato italiano ed internazionale) di un bene che, per la sua importanza vitale e per la sua scarsità rispetto al crescente fabbisogno mondiale, è stato definito “l’oro blu del XXI secolo” e da molti pronosticato come futura causa di tensioni e conflitti internazionali.
In attesa di una riforma complessiva della materia, la Regione Toscana ha mosso un primo positivo passo verso la prospettiva di ri-pubblicizzazione del servizio idrico. Nella nostra regione si registra una partecipazione privata nella misura del 40%. L’Italia dei Valori ha accolto con molto favore questa scelta regionale ed invita gli Enti Pubblici, e la Regione Toscana stessa, a continuare sulla giusta strada intrapresa e a implementare gli interventi in atto per garantire il graduale affrancamento delle Società di Gestione dalla dipendenza dai capitali privati e dagli oneri finanziari bancari. Gli investimenti pubblici in questo campo non costituiranno “inutile spreco pubblico di risorse”ma un investimento indispensabile per il nostro futuro e questo gli Italiani hanno dimostrato di averlo capito.