GAVORRANO – Sono giorni di fermento per il panorama politico di Gavorrano. La fine della vicenda Borghi che ha lasciato il comune senza sindaco e con la certezza di elezioni anticipate nella primavera del prossimo anno (la terza volta dal in quattro anni, ndr), continua a provocare commenti e reazioni dalla varie forze politiche. Dopo il confronto serrato tra Pd e maggioranza arriva anche la posizione del Pdl.
«Non ci sorprende – scrivono dal circolo di Gavorrano – la sentenza della Corte d’Appello di Firenze, che ha sancito l’ineleggibilità di Massimo Borghi a Sindaco, così come in precedenza quella del Tribunale di Grosseto. Lo avevamo detto nel primo Consiglio Comunale, inascoltati come sempre: non si trattava di un “disguido burocratico” ma di una “violazione della legge”. Non era un “banale ritardo” del Borghi, era il mancato rispetto dell’unica norma di legge a cui egli stesso doveva adempiere per candidarsi a Sindaco nel Comune ove è dipendente. Così recita la sentenza d’Appello: “improcedibilità del ricorso per tardivo deposito e, comunque, infondato nel merito”».
Una questione di «legalità» – dicono dal Pdl – che non può essere sottovalutata. Le critiche più dure infatti il Pdl le rivolge alla coalizione di Borghi formata – come si legge nella nota – da Sel, Psi, Verdi e da «qualche mercenario».
«Continuare a negare l’evidenza e la verità – dicono i piddiellini -, rappresenta una forma di ostinazione pericolosa e che va contro quelle doti di saggezza ed onestà, che dovrebbe possedere chi si candida a governare una comunità di cittadini. Continuare a narrar fiabe e novelle sulla questione Borghi, manifesta la volontà di chi intende mantenere la popolazione nell’errore e nell’ignoranza».
Sulla vicenda delle elezioni anticipate il Pdl torna a ribadire la “questione dimissioni”. Se Borghi si fosse dimesso entro il 24 di febbraio come «chiesto da noi in tempo e per scritto» dicono dal Pdl gli elettori di Gavorrano avrebbero potuto votare già nel 2012 prima del mese di giugno.
Da oltre quattro anni, spiegano dal Pdl, il comune è scacco di un immobilismo che ha responsabilità precise: «il perdurare dell’accesa conflittualità tra diversi gruppi di potere all’interno del PD locale, rappresenta – a nostro avviso – una delle cause primarie di quanto sta accadendo fin dal 2009».