GROSSETO – Un’attività in crescita per qualità e numero di prestazioni quella della Cardiologia di Grosseto, l’Unità operativa complessa di valenza territoriale, diretta dalla dottoressa Silva Severi, affiancata dalle sezioni di Massa Marittima e Orbetello.
“Le prestazioni che eroghiamo al nostro principale bacino di utenza, i circa 200 mila abitanti della provincia di Grosseto, sono state incrementate e diversificate negli anni – spiega Silva Severi – fino a comprendere elettrostimolazione ed elottrofisiologia, risonanza magnetica cardiaca, scintigrafia miocardica, cardiologia dello sport, ecografia pediatrica e, ultima in ordine di tempo, l’apertura nel 2007 dell’Emodinamica h 24, seguita dalla ‘costruzione’ della rete per la diagnosi precoce dell’infarto”.
Oggi, all’interno della cardiologia di Grosseto, lavorano 19 cardiologi, compresi i 4 specialisti della sezione di Emodinamica, per un totale di 19 letti cardiologici (di cui 12 monitorati con telemetria), 8 letti in Unità terapia intensiva coronarica (Utic). Il volume di attività del 2011 ha visto l’impianto di 259 pace-maker, per i quali vengono effettuati anche i controlli e le revisioni, 70 ablazioni in radiofrequenza, poco meno di 900 coronarografie e 503 angioplastiche (di cui 184 primarie) per il trattamento dell’infarto acuto del miocardio.
La Cardiologia, insieme al 118, il Pronto soccorso e la Rianimazione (per i casi più gravi), ha costituito anche nella Asl 9 la rete per la diagnosi precoce e la cura tempestiva dell’infarto. Un lavoro di squadra che consente di diagnosticare un infarto prima dell’arrivo in Pronto soccorso, per assicurare un più rapido intervento dei medici e, se occorre, il trasferimento in Utic o in Emodinamica. “Con l’obiettivo di ridurre quanto più possibile il lasso di tempo tra la manifestazione dei sintomi e l’intervento terapeutico necessario per il caso specifico. La Rete e il fatto che i pazienti possono essere trattati a Grosseto, è di fondamentale importanza per la salute e la sopravvivenza del paziente stesso, considerando che per ogni 30 minuti di ritardo nel trattamento dell’infarto acuto del miocardio, si calcola un incremento della mortalità di circa l’1 per cento”, conclude la dottoressa Severi.