di Piero Simonetti
GAVORRANO – Del Risorgimento sappiamo quasi tutto delle figure maschili, ma poco o nulla conosciamo delle donne che contribuirono alla nascita dell’Italia. A parte Anita Garibaldi, che fu l’esempio più nobile ed amato, altre donne parteciparono alla lotta risorgimentale fin dai primi tempi. Tra esse ricordiamo Eleonora Fonseca Pimentel, (Roma 1752 – Napoli 1799) poetessa, di genitori portoghesi, fu in primo piano nella Napoli repubblicana e giacobina e nel 1799 fu condannata a morte dai seguaci reazionari della monarchia tornati al potere. Enrichetta Pisacane e l’americana Margaret Fuller, che furono nel cuore della battaglia della repubblica romana.
La moglie di Andrea Sgarallino, eroe livornese del Risorgimento, durante l’occupazione austriaca di Livorno nascose indosso il tricolore cucito da donne di Reggio Emilia e donato ai livornesi che combatterono a Curtatone nel 1848.
Insomma, le popolane aiutando i loro uomini, le borghesi scrivendo e lottando per i diritti del genere femminile. Intrepide e di tutti i ceti sociali. Tra costoro molte mazziniane e liberali, già pioniere di un movimento per l’emancipazione femminile.
Altre donne aristocratiche usarono il loro salotto come luogo di formazione di idee liberali.
Nel salotto livornese di Angelica Palli Bartolommei, si riunivano il Guerrazzi, il Ricci ed altri protagonisti del Risorgimento. A Firenze, famoso il salotto rosso di Emilia Toscanelli. A Milano quello di Teresa Berra Kramer, sostenitrice dei moti 1821. Poi il salotto di Vittoria Cima, quello della contessa Attendolo Bolognini Eugenia Litta, protettrice di Arrigo Boito. Ed infine il salotto della contessa Clara Maffei, nel quale intorno al 1834 si trovarono Manzoni, D’Azeglio Balzac e Verdi. Da ricordare anche le sorelle Lombroso e la genovese Bianca De Simoni Rebizzo che ospitò Mameli, Bixio ed altri esuli politici.
Di particolare rilievo fu la principessa milanese Cristina Trivulzio di Belgioioso. Il suo salotto fu centro di attività liberale ed italiana. Essa costruì abitazioni per i contadini, sostenne i moti italiani del 1848, realizzò asili e scuole, distribuì medicine ed aiuti. Iscritta alla Giovane Italia, fuggì a Parigi privata dei suoi beni, ove continuò a sostenere la causa italiana. Fondò la Gazzetta Italiana a Parigi, divenendo la prima donna proprietaria e direttrice di un giornale. Tornata a Napoli, seppe dell’insurrezione di Milano. Qui raccolse fondi e si imbarcò con circa 200 volontari per portare aiuto ai milanesi nel marzo 1848, in prima fila nelle Cinque Giornate. Nel 1849 accorse a Roma a fianco di Garibaldi nella difesa della repubblica romana, riorganizzando gli ospedali della città.
Le donne erano escluse dai campi di battaglia. Ecco infatti che Rose Montmasson, moglie di Francesco Crispi, si travestì da uomo per partecipare (unica donna) ai Mille di Garibaldi. E l’umbra Colomba Antonietti, travestita da bersagliere, si batté eroicamente nella battaglia di Velletri (19 maggio 1849), morendo nella battaglia di Porta S. Pancrazio a Roma (13 giugno 1849) in difesa della Repubblica Romana.
Poi altri nomi di donne, quale quello di Gualberta Alaide Beccari che fondò il giornale “La donna”, primo giornale di impegno sociale e politico femminile. Giuditta Sidoli collaboratrice stretta di Mazzini nella Giovine Italia. Ed Anna Maria Mozzoni, che fu la prima a lottare per il diritto di voto alle donne.
Sono soltanto alcuni dei tantissimi nomi di donne italiane che collaborarono accanto agli uomini del risorgimento, determinate a costruire un paese in cui riconoscersi e trovare espressione. Personalità diverse le une dalle altre, coraggiose al pari degli uomini, devote soprattutto all’ideale. Donne come perno di un popolo al risveglio, ove l’emancipazione femminile rappresentava comunque una finalità contenuta ed annunciata nel pensiero mazziniano.