FOLLONICA – Farmacia comunale: partiti e gestione dei soldi pubblici. Interviene il comitato civico “La Libellula”. «I partiti sono costretti ad inseguire il consenso spesso a scapito del buongoverno. L’economista, sociologo, filosofo e storico tedesco Max Weber spiegava bene gia’ nel secolo scorso cosa sono i partiti: “Per partiti si debbono intendere le associazioni costituite al fine di attribuire ai propri capi una posizione di potenza all’interno di un gruppo sociale e ai propri militanti attivi possibilità per il perseguimento di fini oggettivi e/o per il perseguimento di vantaggi personali.” . Il consenso di un partito oggigiorno deriva spesso dalla possibilita’ di gestire le risorse pubbliche. Tutto questo porta inevitabilmente ad una distorsione del concetto di bene comune che piu’ spesso viene inteso come bene di una parte dei cittadini nei confronti di un’altra. Ecco che allora la gestione del patrimonio pubblico puo’ subire interpretazioni diametralmente opposte a seconda delle convenienze. Per fare un esempio pratico alienare porzioni di verde pubblico come sta accadendo in via Spinelli e in altre zone della citta’, potrebbe essere accettabile se dai soldi ricavati si andasse ad incidere con maggiori servizi per l’intera comunita’ . In tal caso potrebbe anche valere la pena di vendere capitale pubblico in cambio dei servizi. Ecco quindi che, sempre per proseguire nell’ esempio, l’Amministrazione consegna alla citta’ un nuovo servizio, costituito dall’apertura di una nuova farmacia comunale in Cassarello».
«A prima vista – aggiungono dal comitato – sembrerebbe un affare. Ma un privato avrebbe fatto una simile scelta? E nell’amministrare il patrimonio pubblico non bisognerebbe comunque far quadrare i conti per non riversare poi i debiti sui cittadini? Allora proviamo a fare due conti sull’investimento che l’Amministrazione follonichese ha fatto. Qualche politico ribattera’ dicendo che in realta’ il Comune non ha tirato fuori una lira visto che a pagare sara’ l’azienda farmaceutica municipale, ma a me questa scusa ricorda tanto il gioco delle tre carte. Piu’ o meno si tratta di un investimento vicino al mezzo milione di euro di cui circa 250mila euro sono stati presi con un mutuo (che si presume costeranno un interesse annuale di circa 36mila euro) e 150 sono stati presi da fondi costituiti da accantonamenti tra i quali anche il TFR dei lavoratori e che rendevano circa 15mila euro di proventi finanziari (che quindi il prossimo anno non ci saranno e non sara’ quindi possibile ripianare il debito della farmacia dei palazzi rossi che senza questi avrebbe un passivo di circa 7mila euro)».
«A queste cifre – proseguono dal comitato – vanno aggiunti i soldi del salatissimo affitto e della consulenza per trovare il fondo. Anche ammettendo che non ci sia la necessita’ di assumere altro personale ma considerando le spese per coprire gli stipendi del ragioniere, del CDA e del presidente, (che una farmacia privata non deve sostenere) e’ evidente che ci appare troppo ottimistica la previsione riportata nel business plan 2012-2016 di riuscire ad andare in attivo. Di chi sara’ la responsabilita’ dei debiti qualora questi venissero accumulati dall’azienda farmaceutica municipale e soprattutto, chi ripianera’ i conti? Ovviamente la sfortunata Amministrazione che un giorno si trovera’ ad affrontare il problema che scarichera’ sulle spalle dei cittadini questi debiti accumulati aumentando la tassazione locale o diminuendo altri servizi. E qui sorge spontanea una domanda: chi ha un comportamento da buon padre di famiglia: colui che si indebita pur di vedere felici i propri figli, oppure colui che pensa a non indebitarli rinunciando a cio’ che non si puo’ permettere? Ai posteri l’ardua sentenza».