di Silvano Polvani
La piovra – La direzione generale della Montecatini si spinse sino alla discriminazione, sembra non avere limiti nella sua azione repressiva. Ad Aprile del ‘52 in occasione del quinto anniversario della morte del suo fondatore Guido Donegani la Montecatini assegnò gratuitamente, ad ogni suo dipendente,20 azioni Montecatini ( valore presunto circa 20.000 lire ) interamente liberate e con il dividendo dell’esercizio 1951.
Queste azioni furono negate a Mendes Masotti (segretario del PCI), a Gino Pinzuti (segretario della CGIL), Giuseppe Leonim (membro del Consiglio di fabbrica), Siro Valacchi (membro del Consiglio di fabbrica), Otello Tacconi (membro del Consiglio di fabbrica), Francesco Minoccheri (membro del sindacato minatori), Libero Palmieri (membro del Consiglio di Gestione), Domenico Pippi, (sorvegliante), Osiride Giannei (sorvegliante), Tompetrini Gino (membro del sindacato minatori) Montemaggi Nello (segretario del sindacato minatori), Tommaso Guzzo (attivista sindacale).
Duro il commento del segretario dei minatori Antonio Palandri “ Dunque i grassi padroni del Monopolio Montecatini, con quella “generosità” che li distingue hanno deciso di “regalare” in occasione del 5° anniversario della morte del fondatore di quel grosso Monopolio n. 20 azioni ad ogni dipendente per un valore che si aggira sulle 20 mila lire. Su questo atto di “generosità” già i pennivendoli della stampa che si ispira e si fa finanziare dai gruppi più retrivi della società italiana, quali i monopolisti della Montecatini, hanno imbastito la loro clah, per immortalare il “generoso” gesto dei padroni della “piovra” e con ciò essi pensano di far credere ai lavoratori e all’opinione pubblica che la Montecatini sia diversa da quella che in realtà è, una “piovra” dell’economia italiana che ostacola lo sviluppo economico del paese, che sfrutta in maniera inumana i propri dipendenti…” “I lavoratori conoscono inoltre una Montecatini che, mentre “regala” le azioni ed “offre” le 1000 e le 500 lire per il crumiraggio, tenta di estromettere i loro organismi interni di lotta dalle fabbriche e dalle miniere, cerca di sopprimere la libertà di riunione e di discussione sui luoghi di lavoro e persino nei villaggi minerari, licenzia gli operai e gli impiegati solo perché attivisti o dirigenti delle organizzazioni sindacali, chiama la celere ad occupare gli stabilimenti, a bastonare i lavoratori e ad invadere le sedi delle loro organizzazioni, intensifica lo sfruttamento con ogni mezzo. “
Il 13 Maggio la Federazione dei Minatori rimetteva alla Montecatini una ulteriore documentazione delle richieste aziendali già avanzate con lettera del 2 Febbraio e “che stanno alla base della agitazione in corso”
La Montecatini rispose puntuale, per la precisazione il 15 di Maggio, intervenendo punto su punto e su ognuno di questi evidenziò la sua indisponibilità non solo a trattare ma neppure a volerne discutere.
Puntualizzava subito che “Premesso che nessuna delle richieste si riferisce a violazioni di carattere contrattuale” entrava nel dettaglio respingendo ogni richiesta. Sulla pretesa del sindacato di favorire l’agibilità delle organizzazioni sindacali la risposta fu di una provocazione unica “…Si richiede da parte Vs., libertà per il sindacato di espletare la propria funzione nell’ambito della miniera. La richiesta è del tutto extra contrattuale e non riusciamo a renderci conto su quali basi giuridiche e contrattuali possa essere fondata. Le Organizzazioni sindacali, la cui regolamentazione è ancora oggetto di studio in sede legislativa, sono per ora mere associazioni di fatto le cui funzioni possono essere prese in considerazione al di fuori della stretta cerchia aziendale, ove esistono di già organismi unitari rappresentanti la totalità dei lavoratori quali sono le commissioni interne.”
Sulla revoca di provvedimenti presi a carico di lavoratori la Montecatini confermava di non poter intervenire avendo il sindacato fatto ricorso al collegio arbitrale provinciale ma che non poteva sorvolare “ che le manifestazioni di protesta da Voi inscenate, sono in piena contraddizione con lo spirito e la lettera dell’accordo… il cui intento è quello di prevenire nei limiti dell’umano possibile l’inasprimento di lotte sindacali in conseguenza di normali provvedimenti disciplinari”.
Sulla richiesta dell’utilizzo dei locali del teatro del CRAL riconferma l’indisponibilità ad un uso diverso da quello di manifestazioni enalistiche come previsto dai regolamenti ENAL.