Grosseto – Quello che dice Beppe Grillo sulla cittadinanza ai figli degli stranieri nati in Italia è disarmante, soprattutto perché costituisce il tentativo maldestro di banalizzare un tema centrale per il futuro del Paese. Tentando di ridurre la campagna “L’Italia sono anch’io” ad un’improbabile operazione di distrazione di massa dai temi che a suo dire sarebbero davvero all’ordine del giorno.
Per fortuna la realtà ha radici più solide del populismo. Come ha precisato la Caritas gli immigrati contribuiscono al Pil italiano per una quota pari all’11%, pagando 7,5 miliardi di euro all’anno tra tasse e contributi (Inps, Iva, rinnovo permesso di soggiorno, pratiche di cittadinanza), con un ritorno di servizi pari a 6 miliardi di euro, distribuiti in servizi sociali, sanità, case popolari, scuola ecc.
Oggi sul territorio italiano soggiornano e lavorano regolarmente circa 5 mln di immigrati, e al 1° gennaio 2010 i cittadini stranieri residenti nati in Italia sono ormai 572.720, il 13,5% del totale dei residenti stranieri.
Porre il tema della cittadinanza in base allo ius soli ai figli degli stranieri nati in Italia, quindi, è tutt’altro che un bluff o il tentativo di “parlare d’altro”. Beppe Grillo ha perso un’occasione per tacere, ma almeno con questa boutade è uscito allo scoperto per quello che effettivamente è.
Gli amministratori della Provincia di Grosseto, al pari di tanti altri in Italia, sono di tutt’altra pasta. Lo dico con orgoglio. Per questo non ci siamo limitati ad aderire alla campagna “L’Italia sono anch’io”, ma abbiamo fatto un ulteriore passo in avanti, proponendo l’attribuzione della cittadinanza italiana ai figli di immigrati nati nel nostro territorio, dove risiedono i loro genitori. A legislazione vigente è senza dubbio un atto simbolico, ma in certi frangenti anche i simboli sono importanti. D’altra parte questi cittadini italiani in pectore rimarranno e rappresentano una parte del nostro futuro. Beppe Grillo e le sue provocazioni appartengono invece a un passato di cui nessuno sente oramai la mancanza».