Grosseto – La risposta dell’intera popolazione dell’isola del Giglio, della comunità, delle istituzioni e delle forze dell’ordine maremmane alla gravissima tragedia è stata immediata: centinaia di braccia si sono prodigate per salvare il massimo di vite umane. Le porte delle case, degli alberghi, delle chiese si sono aperte per trasmettere calore umano e sincera solidarietà a quelle migliaia di persone messe a dura prova dall’assurdo e scellerato incidente di quell’enorme città galleggiante. Una grande civiltà, quella vera, che ci fa sentire fieri e orgogliosi di essere italiani. Per questo condividiamo la medaglia al valor civile ai Gigliesi che rappresenta un giusto riconoscimento al popolo degli angeli del mare che, a una pagina vergognosa e insopportabile nella sua gravità per la marina italiana, ne ha aggiunta un’altra carica di vera umanità, oltre che di professionalità e generosità.
La prima riflessione che ho chiara davanti agli occhi guardando da vicino questa enorme balena meccanica ferita e ripiegata su un lato, è legata proprio al dolore delle famiglie dei morti e dei dispersi, ai volti disperati e sconvolti dei sopravvissuti. Dal naufragio della Concordia deve scaturire in modo chiaro un carattere di discontinuità rispetto al passato per giungere tempestivamente a una legislazione che preveda per navi di quella portata normative precise riguardanti distanze dalla costa, rotte da seguire, sistemi di controllo più meticolosi, limiti rispetto alla grandezza e alla stabilità, al numero di passeggeri, alla professionalità e all’addestramento degli equipaggi. Una discontinuità che parta da questo disastro per far seguire sia a livello nazionale che internazionale un cambio di rotta con normative precise che pongano la sicurezza al primo posto, affinchè il gravissimo tributo in termini di vite umane serva da amara lezione per il futuro.
La seconda riflessione è invece legata al possibile danno ambientale. Le 2.380 tonnellate di olio combustibile denso e fortemente inquinante presenti all’interno della nave rappresentano infatti un rischio enorme per una delle aree più delicate, sensibili e pregiate dell’intero mediterraneo. Oltre al Giglio, infatti, sono minacciate le sette meravigliose isole dell’Arcipelago Toscano, la costa maremmana, l’Argentario, la laguna di Orbetello e il Parco della Maremma. Il mare mosso e il vento forte potrebbero infatti compromettere irreparabilmente la stabilità della nave e favorirne l’inabissamento, con un probabile sversamento del carburante che comprometterebbe un ecosistema fragile e unico, ricchissimo in biodiversità: solo immaginare uno scenario di questo tipo sembra assurdo e surreale. Come sembra surreale vedere quest’isola così piena di giornalisti e troupe televisive, fotografi e fiumane di curiosi che stonano rispetto alla calma e al silenzio, rotto solo dal rumore del mare sulla battigia che caratterizza solitamente le giornate invernali sull’isola.
Ci auguriamo ovviamente che lo scenario più tragico non si avveri e che si riesca a intervenire efficacemente sia per svuotare i serbatoi che per il recupero e lo spostamento del relitto. Certo è che il carico inquinante della Concordia, al di là degli idrocarburi, è enorme: dai detersivi agli oli lubrificanti, dalle vernici ai liquidi per gli accumulatori elettrici e all’enorme quantità di sostanze tossiche che si stanno già sversando in mare.
Non possiamo dimenticare che il naufragio è avvenuto all’interno del Santuario dei cetacei Pelagos, accordo tra Italia, Francia e Principato di Monaco, che non può continuare ad essere un’istituzione solo sulla carta, ma deve rappresentare un modo per tutelare maggiormente quest’area da abusi e rischi sempre più presenti, come dimostra anche la recente vicenda dello sversamento in mare delle 45 tonnellate di fusti tossici a largo dell’isola di Gorgona. Occorre infine dare subito un primo segnale realizzando l’Area marina protetta dell’Arcipelago Toscano, che tuteli in modo significativo questo tratto di mare. Infatti, se così fosse già stato, quella nave non sarebbe passata così vicino alla costa e quel grave disastro non sarebbe avvenuto! Una chiara dimostrazione del fatto che sicurezza e tutela ambientale non sono altro che due facce della stessa medaglia.
Angelo Gentili, segreteria nazionale di Legambiente