di Barbara Farnetani
Gavorrano – Una vita controcorrente. È quella di Erminio Sinni (nella foto), a cui la rubrica del TG2, “Storie”, ha dedicato una puntata in occasione della presentazione del suo ultimo album, “ES”, dalle iniziali del cantautore.
Una lunga intervista itinerante, quella che il giornalista Paolo Zefferi ha dedicato al cantautore che ha trascorso nel comune di Gavorrano i primi 12 anni della sua vita.
“Questi posti – afferma Sinni intrecciando ricordi e musica – me li porto dentro, porto dentro le mie canzoni, il mio modo di vivere. Sono cresciuto e nato qui – continua – questi sono i luoghi che mi hanno forgiato, ho provato emozioni, sogni e son tornato qui dopo un girovagare di 30 anni perché qui sono le mie origini, qui è casa mia, qui stanno i miei colori”
Sinni ricorda il suo passato, il padre minatore, i primi passi nella musica. Gli esordi a Roma, dove, chitarra in mano, chiedeva l’elemosina a via del Corso, poi l’esordio nei locali della capitale e l’incontro fondamentale della sua carriera con Riccardo Cocciante che decide di produrlo e di portarlo a Sanremo.
La canzone “L’amore vero” diventa poi la colonna sonora di una telenovela brasiliana. Vendendo oltre 800 mila copie.
Poi l’Argentina, alla ricerca di nuove sonorità, ultima meta di una vita picaresca, in continuo movimento.
Ma i ricordi più belli, inutile dirlo, sono legati al paese in cui è nato 51 anni fa, Bagno di Gavorrano: “Se ci penso – afferma Erminio Sinni – questi posti mi ricordano Don Camillo e Peppone, o il Bar sport di Stefano Benni, sono paesi nati con la miniera, come avveniva nel Far West, villaggi di minatori” Apparentemente senza storia, tanto sono recenti, e invece si capisce subito che non è così: “la chiesa è stata costruita nel ’56 – sottolinea Sinni – e il primo parroco è stato Don Pierino Gelmini, qui hanno girato “La cittadella” con Alberto Lupo e con i minatori veri come comparse” Ma le radici sono ancora più profonde, se, come ricorda il cantautore maremmano “il nome originale della zona era Bagno di Nerone, perché l’imperatore Romano veniva proprio qui a fare bagni caldi per curarsi la psoriasi”.
“Nessun uomo è mai perso, perduto completamente, c’è nascosto molto di buono, se guardi profondamente dentro i cuori induriti”.
Così, in un Teatro delle Rocce aperto per l’occasione, Sinni canta la sua ultima canzone “Me duele l’alma”, un tango dolente, quasi un lamento, con quella sua voce che graffia l’anima, uno stile stropicciato, tra Paolo Conte e Vinicio Capossela, in continua evoluzione.
“Tutta la vita ho sempre sfidato tutto e tutti – conclude Erminio Sinni – mi piacciono le sfide.”