di Annalisa Mastellone
Grosseto – “Sono accuse diffamanti quelle che Italia Nostra muove ai cacciatori”. La Federazione Italiana della Caccia, l’Arci Caccia e l’Enalcaccia della provincia di Grosseto, sono pronte a querelare l’associazione ambientalista grossetana che sulla stampa nelle settimane scorse avrebbe definito i cacciatori “una lobby di spietati carnefici”. L’annuncio è stato dato dalle tre associazioni venatorie in una nota congiunta con cui augurano l’ “in bocca al lupo” ai loro iscritti per l’apertura della caccia al cinghiale, il 23 ottobre, con l’auspicio che “i prossimi tre mesi – si legge nella nota – siano forieri di successi sia nel raggiungere gli obiettivi prefissati dagli Atc per ciascun distretto, che nel cercare buoni rapporti con gli agricoltori che ci ospitano nei loro territori, e soprattutto nella speranza che non si verifichino brutti incidenti”. E dopo l’invito alla massima attenzione durante le battute di caccia, le associazioni ricordano “gli attacchi” ricevuti dal presidente di Italia Nostra, Michele Scola.
“Pesanti ed inaccettabili accuse ai cacciatori ed alle associazioni venatorie loro rappresentanti – sottolineano -: secondo le tesi di costui saremmo autori da un lato della distruzione del territorio e dall’altro di atroci e disumani maltrattamenti sugli animali. Afferma inoltre che l’intera categoria dei praticanti la caccia al cinghiale è una “lobby” di spietati carnefici che utilizza i cani come fossero cose strumenti di guerra, sottoponendoli ad atroci maltrattamenti ed uccidendoli con l’impiccagione laddove non più “efficienti”, rastrellando infine il territorio per compiere una carneficina ed una mattanza indiscriminata di cinghiali”. Tra le accuse che Italia Nostra avrebbe lanciato al mondo venatorio locale, continua il comunicato, quella di aver introdotto nel territorio un’altra razza di cinghiali, favorendone la riproduzione incontrollata, a danno dei raccolti e soprattutto dell’ambiente.
“Addirittura Scola ha accusato le associazioni scriventi – si legge – di aver favorito l’indiscriminata proliferazione degli ungulati per chiedere ed ottenere il diritto di cacciare nei parchi e nelle aree protette, insinuando dunque che intenzione delle associazioni sarebbe quella di devastarle con l’esercizio dell’attività venatoria al loro interno. Per questi diffamanti e gravi motivi – è la conclusione – nei prossimi giorni sarà presentato un formale esposto in Procura volto a tutelare sia le associazioni che rappresentiamo, sia i nostri diritti di cacciatori, che svolgono questa bellissima e tradizionale attività di caccia nata con la Maremma”.