Gavorrano – Tutto è pronto per la nuova estate del Teatro delle Rocce di Gavorrano (a fianco il manifesto ufficiale). Con l’edizione 2011, la nona dall’inaugurazione del 2003, l’anfiteatro naturale, ricavato all’interno di una cava, torna ad ospitare uno degli appuntamenti culturali più importanti a livello provinciale e regionale. Nonostante le ristrettezze economiche e i tagli operati da istituzioni e sponsor, comune di Gavorrano, provincia di Grosseto e Laboratorio Gavorrano Idea hanno voluto credere ancora nel “progetto cultura” riuscendo in poco tempo ad allestire un calendario di eventi di tutto rispetto con sette proposte e undici date concentrate tra la seconda settimana di luglio e la metà di agosto.
Il festival 2011 si apre mercoledì 6 luglio con lo spettacolo “EIDOS – Apparizioni”, portato in scena dalla compagnia “Katzenmacher” per la regia di Alfonso Santagata; uno spettacolo che sarà replicato fino a domenica 10 luglio. Tra gli appuntamenti più attesi le performance di Marco Paolini e Paolo Rossi: il comico milanese è atteso sul palcoscenico del Teatro delle Rocce il 14 agosto per la chiusura del programma 2011 con il “Mistero Buffo” di Dario Fo, mentre Paolini sarà a Gavorrano venerdì 5 agosto con lo spettacolo “Uomini e Cani, dedicato a Jack London”. Come è accaduto anche nelle passate edizioni del Festival, il Teatro delle Rocce ospiterà anche una data del Grey Cat Jazz Festival (10 agosto – Les Tambours de Brazza). Completano il cartellone “Dalì incontra Dante. Commedie divine e umane” (3 agosto) il concerto dell’Accademia Chigiana di Siena (12 agosto) e Antonio Rezza (8 agosto).
Il programma completo è stato presentato a Grosseto nella sede dell’amministrazione provinciale a Palazzo Aldobrandeschi alla presenza del sindaco di Gavorrano Massimo Borghi, dell’assessore provinciale Cinzia Tacconi e della direttrice del Laboratorio Gavorrano idea Alessandra Casini.
Per informazioni: Laboratorio Gavorranoidea (0566.844247 – 0566.846259) teatrodellerocce@comune.gavorrano.gr.it; Parco Minerario di Gavorrano (0566.846231) parcogavorrano@comune.gavorrano.gr.it ; Nuova Pro Loco Gavorranese (0566.846282) prolocogavorrano@teletu.it; web: www.comune.gavorrano.gr.it – www.teatrodellerocce.it.
TEATRO DELLE ROCCE – FESTIVAL 2011
Da Mercoledì 6 luglio a Domenica 10 luglio 2011 ore 21,15 – COMPAGNIA KATZENMACHER – EIDOS – Apparizioni di Alfonso Santagata
Con: Rossana Gay, Johnny Lodi, Chiara Di Stefano, Massimiliano Poli, Francesco Pennacchia; assistente alla regia: Chiara Senesi; tecnici: Francesco Margarolo, Cristiano Caria; regia di Alfonso Santagata
Il tempo del mito rivive nella storia dell’uomo continuando a produrre visioni. E i percorsi iniziatici che gli dèi chiedevano ai neofiti per accedere ai loro culti si ripropongono oggi come inesauribili metafore di un destino di guerra: che assegna all’uomo avversari da affrontare e sconfiggere, prove da superare, confini da violare, in nome di una necessità superiore di cui chi lo governa detiene la conoscenza. Luoghi sacrificali e iniziatici, are e templi del passato mitico, così come inquietanti e mostruose architetture del presente, ci parlano dell’eterna tensione dell’uomo ad avvicinarsi alla divinità e conquistare la conoscenza: per allontanare mali e pericoli, per cancellare colpe e propiziare successi, per interpretare il proprio destino e richiamare su di esso la benedizione divina. Benedetti, ciascuno, dal proprio dio, gli eroi tragici affrontano la propria sorte, ritessendo odi e amori, lutti e conquiste in un disegno superiore, necessario e imperscrutabile insieme. “C’è una benevolenza degli dèi / che con violenza siedono sul venerando banco del timoniere”, afferma il coro degli anziani di Argo attendendo il ritorno di Agamennone conquistatore di Troia: Agamennone la cui impresa di guerra è stata benedetta da Zeus come giusta e che a sua volta sarà oggetto dell’ira della divinità, “giacché su chi causa la morte di molti / gli dei non mancano di volgere lo sguardo”. I luoghi di culto custodivano la possibilità di un’iniziazione alla conoscenza dell’imperscrutabile, e il loro impianto introduceva l’uomo in un percorso non esclusivamente spirituale, ma anche di pensiero e fantasia. Saranno perciò i luoghi sacri del passato oppure i luoghi dissacrati del presente, l’arena dove i sentimenti sovrani (conflitti amori tradimenti vendette follia) tornano, insieme alle creature immortali che li accompagnano: Agamennone Clitemnestra Oreste Cassandra e l’indovino-profeta, mediatore tra cielo e terra. Gli dei sono coinvolti nelle vicende umane alle quali prendono parte schierandosi e intervenendo anche con spietatezza, essendo la violenza lo strumento per eccellenza dell’ordine superiore che essi intendono propiziare. Divino e umano si sovrappongono e, di fronte all’arbitrio degli dei, gli eroi rivendicano la propria libertà, affrontando un destino di sconfitta e di morte che rappresenta il premio della loro grandezza.. Ingresso Euro 5,00 – Gradita Prenotazione
Mercoledì 3 agosto 2011, ore 21,15 – “DALÌ INCONTRA DANTE. COMMEDIE DIVINE E UMANE”.
A cura di Maurizio Vanni, con la partecipazione di: Cataldo Russo (attore), Silvia Cosentino (attrice), Agnese Manzini (attrice), VipCancro (collettivo elettro – acustico), Fiammetta De Michele (video and visual performer artist) e Valentina Alberti (dance performer. Racconto scenico. Ingresso gratuito
Venerdì 5 agosto 2011 ore 21,15 – MARCO PAOLINI – Uomini e Cani. Dedicato a Jack London
Uomini e cani un progetto realizzato con I Suoni delle Dolomiti e dedicato a Jack London, al rapporto tra uomini e natura, per parlare di “senso del limite” in una cultura che ha fatto, e continua a fare, del “no limits” uno dei propri slogan. Lo spettacolo Uomini e Cani è ispirato al racconto To build a fire. Il racconto, pubblicato originariamente nel 1902 su The Youth’s Companion in una versione per ragazzi e poi riscritto, modificandone il finale, e pubblicato nel 1910 nella versione divenuta famosa nel mondo, affronta uno dei temi più cari a Jack London: la lotta per la sopravvivenza. Un uomo, un cane e il grande Nord. Al racconto, si accompagnerà la proiezione sulla roccia di un cortometraggio di Simone Massi, un film a disegni animati ispirato anch’esso a To build a fire. Ingresso Euro 20,00 Ridotto Euro 18,00
Lunedì 8 agosto 2011 ore 21,15 – REZZA MASTRELLA – Antonio Rezza – IO
Regia Antonio Rezza Flavia Mastrella con Antonio Rezza – quadri di scena Flavia Mastrella – (mai) scritto da Antonio Rezza – assistente alla creazione Massimo Camilli – disegno luci Maria Pastore
Il radiologo esaurito fa le lastre sui cappotti dei pazienti mentre un essere impersonale oltraggia i luoghi della provenienza ansimando su un campo fatto a calcio. Io cresce inumando e disumano, inventando lavatrici e strumenti di quieto vivere. Il radiologo spossato avvolge un neonato con l’affetto della madre, un individualista piega lenzora a tutto spiano fino ad unirsi ad esse per lasciare tracce di seme sul tessuto del lavoro.Tre persone vegliano il sonno a chi lo sta facendo mentre il piegatore di lenzora, appesantito dal suo stesso seme, scivola sotto l’acqua che si fa doccia e dolce zampillare.Io mangia la vita bevendo acqua rotta che è portavoce dell’amaro nascere, il piegatore di lenzora parte per la galassia rompendo l’idillio con il tessuto amato. Si gioca all’oca, parte il dado di sottecchio, Io si affida alla bellezza del profilo per passare sotto infissi angusti. Ogni tanto un torneo, un uomo che cimenta in imprese impossibili ma rese rare dalla sua enfasi, un ufo giallo scrutante esseri e parole, un visionario vede vulva nelle orecchie altrui. E Io, affacciato sul mondo terzo dove scopre che, tra piaghe e miseria, serpeggia l’appetito non supportato dalla tavola imbandita.Infine la catastrofe: Io si ridimensiona…Como poco innanto tra clamori e vanto così l’idea dell’inventura porta la mente a vita duratura. Anche questo allestimento scenico si avvale dei quadri di scena o teli intesi come arte. Le scene sono coinvolte completamente nell’azione drammaturgica, la struttura è di metallo sottile, sostiene i teli che, disposti in vari piani, risentono del movimento del corpo…Tutto barcolla. Il colore dei quadri si espande, il metallo si insinua nella stoffa, i cambiamenti di scena frequenti rinnovano in continuazione l’andatura cromatica. Il giallo, il rosso, il blu di vari tessuti e intensità rispondono in modo diverso alla luce che ne esalta inoltre le diversità della trama. I verdi in velo, i bianchi di seta, rete o traforati, compatti o trasparenti coprono il corpo rivelandone i contorni; i quadri mutanti hanno vita breve e vengono abbandonati in terra formando macchie colorate sparse in un mondo buio. La simmetria non esiste, le forme giocano in verticale, i personaggi siano essi solitari o raggruppati, risultano sempre simpatici e vittime di un’agglomerazione. Ingresso Euro 13,00 Ridotto Euro 11,50
Mercoledì 10 agosto 2011 ore 21,15 – JAZZ GREY CAT FESTIVAL – LES TAMBOURS DE BRAZZA
Jean Emile Biayenda (leader batteria), Maximen Fernand Banouanina , Jean Frédéric Bidiafou, Eric Diazabakana, Arnaud Bitsindou, Bassoumba Michel , Corentin Wilfried Miyoulou, Bienvenue Mapouya, Paterne Massamba , Alain Miyoulou (percussioni), Remy Aurelien Massengo (percussioni, ballerino), Costantin Malanda (rapper), Frédy de Mauser Massamba (voce solista, ballerino), Ngoula Pierre Crépin (basso, voce)
Les Tambours de Brazza (Congo 1991), è una vera e propria formazione musicale contemporanea, che associa la batteria jazz alle percussioni tradizionali, al basso elettrico ed addirittura al rap di un giovane cantante, hanno infiammato le scene musicali in Africa, Europa e Giappone. Questa mescolanza di tradizione e modernità, di ritmi africani e basi occidentali, è probabilmente la chiave del loro successo, dovuto soprattutto all’energia che sanno sprigionare in ogni concerto e che coinvolge tutto il pubblico in due ore ad alta tensione, in un vortice colorato di musica, danza e canti. Tutto ruota intorno alla batteria di Emile Biayenda, leader e fondatore del gruppo nel 1991. Egli giunge alla sua costituzione dopo un percorso di formazione artistica che lo ha portato, a passare sei mesi tra i Pigmei di una regione nel nord del Congo. Lì, introdotto da un pigmeo di Brazzaville, è stato iniziato alla tradizione della sanza (lamellofono) e del tamburo, ed ha potuto fare innumerevoli registrazioni sul campo. Nel 1990 Emile decide di trasferire questa sua esperienza presso i Beembé ed i Loango, due delle circa 70 etnie presenti nel Congo. In un taglio decisamente moderno, Biayenda e i suoi percussionisti si riappropriano di questi riti e ritmi antichi, reinterpretandoli in uno stile musicale nuovo, in un’estetica ed un linguaggio del tutto personali. La batteria rappresenta la trama ritmica sulla quale si inseriscono gli altri componenti del gruppo: 4 solisti suonano i ngouri, i tamburi più importanti, mentre altri 7 musicisti li accompagnano con i mwana ngoma (tamburi medi e acuti), oltre a campane, sanza, congas, kirin e basso elettrico. Due cantanti-ballerini, poi, replicano e rilanciano il gioco musicale in una formula di spettacolo totale. Fino al 1997 il gruppo ha vissuto a Brazzaville, capitale del Congo. Con la guerra, però, diventava sempre più difficile ritrovarsi per suonare, così si sono trasferiti prima in Benin ed infine in Francia, dove risiedono tuttora. Oggi Les Tambours de Brazza sono composti da una dozzina di congolesi, ai quali si sono aggiunti altri elementi provenienti dalla Costa D’Avorio e dal Benin, oltre ad alcuni musicisti e ballerini di talento, che sono stati selezionati in Francia.Come spiega Biayenda: “I nostri testi parlano di miseria e di amore, di gioia e di dolore. Il paese è reduce da anni di guerra civile e tutti vogliamo ritornare a una vita serena, la possibilità di aprirci al mondo: la nostra è come una famiglia unita.”. Ingresso Euro 15,00 Ridotto Euro 13,00
Venerdì 12 agosto 2011 ore 21,15 – L’Accademia Musicale Chigiana presenta – MAESTRI CHIGIANI IN TERRA DI SIENA
Salvatore Accardo (violino), Bruno Giuranna (viola), Antonio Meneses (violoncello), Franco Petracchi (contrabbasso), e gli allievi chigiani. Ingresso Euro 10,00 Ridotto Euro 8,00.
Lunedì 14 agosto 2011 21,15 – PAOLO ROSSI – Mistero Buffo di Dario Fo
“Il mio Mistero buffo è un cabaret pop” “Erano anni bui quelli in cui Il mistero buffo di Dario Fo vedeva la luce, una Milano di piombo prima che da bere. Ora, tramontate entrambe, dopo un quasi svagato girovagare per grandi piazze e piccoli centri, scuole e teatri d’Italia, Paolo Rossi giunge nel capoluogo lombardo e, con base al Piccolo, fa i conti con il proprio maestro e con un testo arduo da rappresentare: per il modello di riferimento, per la non-lingua usata (l’impossibile, inesistente grammelot), per le nubi che ogni volta si addensano su chi da noi tocca il tasto della religione. Ora come allora, infatti, tutto ruota intorno alla figura di Cristo e a quanto ne raccontano i Vangeli, apocrifi, agnostici, ufficiali, contaminati tra loro e con il nostro presente. «Uno spettacolo di cabaret che mescola parole e musica (eseguita dal vivo). Che fonde cultura alta e bassa. Che dal passato apre continui link con il presente». Molti i misteri da raccontare, non solo quelli sacri. «In Italia dal ‘70 a oggi ne sono accaduti tanti, e non tutti buffi…». È questo insieme che Rossi definisce pop. Da qui il titolo del «suo» spettacolo: Il Mistero buffo di Dario Fo (Ps: nell’umile versione pop), omaggio e scusa nel contempo. Ma pur sempre teatro popolare, degli oppressi che sbeffeggiano i potenti, monologo grottesco, giullarata. Con il premio Nobel Rossi ha mosso i primi passi negli Anni Settanta, lo considera il suo maestro e a questo testo di sentiva come predestinato. «Fin dalla prima sera mi è parso di averlo sempre recitato Sarà che lo avevo recitato già così tante volte nella mia testa». Per staccarsene e lavorare senza soggezione ha scelto una regista giovane, Carolina De La Calle Casanova, che non ne ha mai visto la versione originale. «È inevitabilmente diverso da quello di Dario, che per altro continua a dire di non aver ancora finito di scriverlo». E poi c’è la questione fisica. «Lui è un trampoliere e io… Lui attraversa il palcoscenico con tre passi, è in surplace; supplisco in velocità. Ma alcune sue cose proprio non posso farle». Quanto alla lingua, altro caposaldo dell’opera, non è quella di Fo ma «le sette che non parlo, quelle di pura sopravvivenza con cui mi esprimo all’estero». Doveva andare a Sanremo con Mistero buffo, Rossi. «Lo racconto anche nel prologo: mi hanno telefonato, poi non mi hanno più telefonato e quando gli ho chiesto “perché non telefonate più” mi hanno detto che aveva telefonato uno di non telefonarmi più. Non faccio lo snob: ho recitato ovunque, dai night con strip al teatro Greco di Taormina, sarebbe stata una platea importante, per me e per il teatro tutto. Sanremo è la cosa più sacra di questo Paese. Mi fermo davanti alla colomba bianca, di Nilla Pizzi. Ma basta lamentarsi e atteggiarsi a eroi. In questo Paese altri lo sono, non certo noi giullari, che più ci censurano e – per paradosso – meglio stiamo».” Da LA STAMPA (30/04/2011) – Adriana Marmiroli. Ingresso Euro 18,00 Ridotto Euro 16,00