Il “gruppo dei nove” ha incontrato i cittadini; dibattito accesso e momenti di tensione tra i consiglieri democratici e la platea
di Annalisa Mastellone
Gavorrano – In un centro sociale gremito di gente, si è svolta mercoledì sera Casteani l’assemblea pubblica organizzata dal Pd per permettere ai nove ex consiglieri di maggioranza – Martina Biondi, Fosco Borborini, Valentina Cantini, Vitaliano Castelli, Luca Gabrielli, Marco Masini, Francesca Mondei, Claudio Sozzi, Riccardo Tosi – di spiegare ai cittadini il perché della loro mozione di sfiducia all’ex sindaco Borghi e delle successive dimissioni in blocco, che hanno portato al primo commissariamento della storia del Comune di Gavorrano. In realtà i consiglieri presenti erano otto, Luca Gabrielli era assente: come è stato detto dagli altri consiglieri non è potuto intervenire perché si trova in vacanza con la sua famiglia.
Clima teso e voci “grosse”: mercoledì sera a Casteani si sono vissuti momenti difficili con scontri verbali durissimi tra i consiglieri democratici e alcuni cittadini intervenuti all’incontro
L’atto di sfiducia non ha avuto la firma di Daniele Tonini, ex assessore Pd, “di base” al circolo di Casteani-Castellaccia – che ha aperto l’assemblea, iniziata alle 21 e terminata verso la mezzanotte, alla presenza di un pubblico “caldo”. «Non ho sottoscritto la mozione di sfiducia perché non la condividevo, anche i miei elettori mi hanno incalzato a non sottoscriverla» ha ribadito Tonini, sottolineando che in 15 mesi «di cose ne sono state fatte», ed esprimendo il suo disaccordo per come il partito, «da cui non siamo mai usciti», ha gestito la crisi istituzionale, fino alle dimissioni che non hanno permesso di discutere la mozione in Consiglio comunale. Una crisi nata e maturata per problematiche interne alla coalizione di maggioranza, dovute «al mancato rispetto – è stato l’intervento del dimissionario piddino Vitaliano Castelli – da parte di Borghi dell’accordo firmato tra le forze di coalizione che lo hanno sostenuto al voto». Da qui l’immobilismo su alcuni progetti concordati, di cui Castelli porta ad esempio lo spostamento del distretto socio sanitario di Gavorrano ai Bagnetti, «su cui l’ex primo cittadino – ha aggiunto l’ex consigliere, citando una delibera Asl del 9 luglio – ha espresso, com’è scritto, la sua contrarietà al presidente Asl Fausto Mariotti, prendendoci in giro su un progetto che avevamo invece già concordato». Ma Castelli ha puntato il dito anche su altre questioni che Borghi non avrebbe saputo affrontare, come la faccenda della trasferta “forzata” del Gavorrano a Venturina, e altri punti già chiaramente motivati nella mozione di sfiducia. L’ex consigliere di maggioranza è poi andato avanti descrivendo la mancanza di dialogo con l’ex primo cittadini, che avrebbe sempre “agito da solo” senza confrontarsi con le forze di coalizione, fino all’emanazione della famosa ordinanza sulle slot «che abbiamo appreso dai giornali e di cui per giorni – ha aggiunto Castelli – abbiamo atteso da Borghi una spiegazione, visto che l’aveva decisa senza consultare noi, gli esercenti, l’Asl, necessarie per risolvere il grave disagio di tante famiglie sollevato dalla stessa. Ma nulla. Poi dopo aver ricevuto il “no” da due consiglieri Pd che lui aveva contattato per affidargli alcuni assessorati, ha subito revocato le deleghe al vicesindaco Gabrielli, mandandogli a casa i messi comunali, e insinuando il dubbio che lui e la sua famiglia avessero rubato o fatto qualcosa di non pulito, rovinando così un bravo ragazzo». Questo, in conclusione, è stato il motivo principale che ha spinto i 9 consiglieri a firmare la mozione di sfiducia. «Un atto grave – ha infatti sottolineato la piddina Francesca Mondei – quello della revoca al vicesindaco, massimo rappresentante del nostro partito in Consiglio. Senza questo, avremmo tirato avanti, nonostante le problematiche interne».
Gli interventi dei piddini che hanno preso parola, sono stati spesso interrotti da alcuni cittadini che, palesemente, disapprovavano alcune motivazioni addotte dai democratici, e in un clima a tratti rovente e dai toni accesi, hanno espresso disappunto e rabbia, anche a fine assemblea, per le motivazioni ascoltate, accusando il “gruppo dei 9’” di «aver fatto commissariare un Comune per interessi ed equilibri di partito di cui bisogna vergognarsi».